domenica 16 dicembre 2007

Tutti a casa?

giudizio: domani è un altro giorno? si vedrà...
Esco di casa con in mano il mio sacchetto delle scovaze (quelle che a Milano chiamate rumenta, e a Bologna rusco). Già da lontano noto che dal bottino (da entrambi i bottini) non solo le scovaze debordano, impedendo al coperchio di chiudersi, ma che sacchetti e immondizie varie sono indecentemente sparsi per terra, lasciando supporre che i bottini medesimi non fossero più materialmente in grado di contenerli.
Sposto un po' il coperchio per guardarci dentro (c'è la barra-pedale, schifiltosa come sono non devo neanche sporcarmi le mani): la metà posteriore del contenitore è completamente vuota.
Non un minuscolo anfratto di difficile accesso; esattamente metà del bottino. Basta allungare il braccino con il sacchettino di forse 20 cm., e la vostra monnezza va a depositarsi sul fondo del bidone, come vi conferma il relativo piccolo tonfo.(Succede a occhio e croce due volte su tre, da quando -più di 4 anni- utilizzo i suddetti bottini).
Devo prendere l'autobus. Meglio forse usare il condizionale, perchè la mia intenzione ha un esito tutt'altro che scontato. Infatti la parte centrale del bus che arriva alla fermata si potrebbe perfino definirla semivuota, ma l'anteriore e la posteriore, quelle utili per la salita, per intenderci, sono compresse fino all'inverosimile di gente schiacciata che le sardine in scatola al confronto avrebbero spazio per scatenarsi in un rock and roll.
Le porte si aprono, e non succede assolutamente niente. Le supersardine non possono muoversi di un centimetro, mentre l'ariosa parte centrale del bus resta aristocraticamente e distrattamente inconsapevole di quel che succede due-tre metri più avanti e due-tre metri più indietro di lei. Nessuno dice niente; neanche l'autista. Che dopo non aver caricato a bordo nessuno dei tre-quattro aspiranti passeggeri avvicinatisi a ciascuna delle due porte, riparte alla guida del suo autobus con la parte centrale che si potrebbe tranquillamente continuare perfino a definire semivuota (incosciente declinazione autoferrotranviaria della banalità del male..?).
Per sbollire mi avvio a piedi, camminando in linea retta lungo la parte destra di un largo marciapiede. Una donna appena più giovane di me, non so da dove come e perchè, andando in diagonale mi punta dritta addosso. Io non mi fermo (perchè dovrei?) e lei arriva a un nanosecondo dall'impatto per fermarsi infine, ma assolutamente con l'aria di chi l'ha fatto del tutto utilitaristicamente, nient'altro che per preservare se stessa da un danno. Puro istinto animale. Come se un accenno o anche solo uno sguardo di scuse nei miei confronti fosse possibilità del tutto ignota, e quindi profondamente ignorata.
E anche questo, non è la prima volta che succede. E' solo l'ultima (e ogni volta mi chiedo cosa accadrebbe in macchina, se ancora ne avessi una ...).
La domanda, quella terra terra, di primo livello per così dire, sul perchè il mondo si è ridotto come si è ridotto, sto smettendo di farmela. Quasi quasi anzi a volte sto per chiedermi come faccia, tutto sommato, ad andare persino così bene.

giovedì 6 dicembre 2007

il peluche in automobile.

giudizio: siamo tutti persone meravigliose.
Se ne vedono di molti tipi, millepiedi, bruchi, tartarughe, asini, geki con le ventose, solitamente animali e solitamente (temo in modo vagamente conscio) associati all'idea di movimento pacifico e lento. Non a caso, i peluches appaiono per lo più in utilitarie tipo Clio, Panda, Corsa, difficilmente capita di vedere una fuoriserie con un peluche a bordo. I dadi gialli da gioco appesi allo specchietto rientrano, appunto, nella categoria oggetti appesi allo specchietto retrovisore (cd, arbre magique, santini e catenine, porcate varie), tutt'altra categoria ontologica rispetto al peluche appoggiato sul sedile posteriore o sul pianale sopra il bagagliaio. Il peluche a bordo, prerogativa maschile e femminile senza distinzioni, è il mezzo per espletare un'idea aberrante: rendere accogliente e personalizzato l'abitacolo di un'automobile. Essa è detta, appunto, "di serie" proprio perchè è oggetto replicato identico senza variazioni, gli stessi optionals sono variazioni identiche sul tema.
Quale idea strana dell'esistenza spinge una persona apparentemente sana a cercare di rendere la propria automobile un salottino caldo e accogliente? La bambola sopra il letto è cosa mostruosa, ma la camera da letto meglio si presta a questo genere di attitudine. E non è visibile ai più. L'automobile no.
Quando vedo un'auto con peluche annesso, ne traggo un'impressione di simpatia malata, mi viene in mente il Bagaglino (oh, audace gioco di parole!), mi vengono in mente spaghetti bolognaise mangiati nel porto di Lubecca, adulti obesi che si fanno riprendere mentre festeggiano il proprio compleanno con il cappellino a cono e lingua di menelik, cabarettisti stanchi senza voglia di vivere, pagliacci morti, orsetti decapitati, presidenti del consiglio che raccontano barzellette sull'aids. Sul serio.
La situazione più prossima a quella del peluche in macchina, per quanto mi viene in mente, sono i nanetti da giardino. Anch'essi esposti, hanno lo scopo di trasmettere un messaggio sul proprietario del giardino e della casa, nella quale - è evidente - regna l'armonia e la felicità. Finché la doppietta non esce dall'armadio.
Un'automobile è un posto in cui, normalmente, bisognerebbe cercare di stare il meno possibile. E dovrebbe restare, in un mondo sano, oltre che un luogo, un oggetto altro da sé, uno strumento, un mezzo (appunto), non l'ennesima estensione della propria creatività. Non richiesta.
Che imbarazzo, quando una persona adulta mi dà un passaggio in automobile e, con la coda dell'occhio, scorgo un'enorme rana sul sedile posteriore che sta lì e non gracida. Già vedo lo schianto in A4, macerie fumanti, olio sulla strada, rottami, vetri dappertutto e 'sta cazzo di rana in primo piano nelle fotografie sul giornale. Ci siamo smaltati, è vero, ma che persone simpatiche che eravamo. Vite spezzate è il termine tecnico.
No, grazie, passo, non voglio essere simpatico, non voglio essere amico di tutti, non voglio viaggiare con un peluche e, soprattutto, non voglio avere un'automobile che parli di me. Vietare.

giovedì 15 novembre 2007

Il botto con lo svizzero.

giudizio: almeno uno ogni tanto.
Un paio di giorni fa stavo viaggiando sul mio cavallo metallico, la motoscurreggetta, per tornare a casa. Cuffiette nelle orecchie (non fate quella faccia, lo so che non si dovrebbe, ma quasi un'ora di viaggio me la dovrò pure fare passare), me ne andavo tranquillamente per le vie di Milano. Due auto davanti a me, la prima frena bruscamente e la seconda di conseguenza. Anche io pinzo le ruote ma, purtroppo, quella dietro si blocca e, scivolando sull'asfalto, vado addosso all'auto davanti a me. Nulla di grave, anche perché sono riuscito a parare un po' il colpo appoggiandomi con la mano. Ma un piccolo botto c'è stato. L'auto davanti a me si ferma e io pure. Scendo dallo scuter sperando che l'autista sia una persona tranquilla, notando che la targa è svizzera. In effetti ci salutiamo con un pacifico buonasera e constatiamo i danni. Il mio scuter non ha nulla, mentre l'auto ha un piccolo gibollo e un paio di segni che, però, vengono via semplicemente leccando la carrozzeria. Chiedo allo svizzero cosa vuole fare e lui propone: "mi dai i tuoi dati, io faccio riparare il danno e ti mando il conto". Forse lui ha un amico che, per una modica cifra e con un coltellino svizzero, gli sistemerà l'auto, ma a me non pare una grande idea e vado a proporre una constatazione amichevole.
Prima espressione stercofatta dello svizzero. Gli leggo negli occhi persi nel vuoto che non sa di cosa stiamo parlando e, allora, glielo spiego.
Seconda espressione ancora più stercofatta dello svizzero. Vedo chiaramente nel suo sguardo la preoccupazione di affrontare l'odissea di pratiche da sbrigare con un sistema italiano che, evidentemente, lo terrorizza. Ma lui è svizzero e mantiene una civilissima calma, mi stringe la mano e dicendo "la vita va avanti", se ne va.
A questo punto lo sguardo stercofatto viene a me. Siamo a Milano, perdio, qui siamo dei pazzi furiosi e, in realtà, dovrei inseguirlo subito, sorpassarlo a destra e mandarlo affanculo. Ma non lo faccio e, anzi, avrei dovuto offrirgli una bella cioccolata calda. Bisognerebbe sempre avere a che fare con gli svizzeri in queste situazioni. Quanto sono bravi gli svizzeri e come cantano bene.

lunedì 12 novembre 2007

Romanzo “à la Lansdale”

giudizio: maneggiare con cautela
Prendete: un protagonista bianco, con alle spalle una delusione amorosa, emarginato dalla vita, ma con uno spiccato senso del dovere, meglio se dedito all’alcol; una femme fatale conturbante, dalla forte carica sessuale, ma con una spiccata propensione al raggiro del Nostro; uno (o meglio due) killer efferati, privi di scrupoli, sadici e dalla forza sovraumana; una spalla (un parente o un miglior amico) che debba ficcarsi nei guai, o aiutare il nostro a uscirne. A piacere aggiungere un
pizzico di tutore della legge razzista e un pugno di comprimari, brillanti o inetti alla bisogna. Ponete il tutto nel caldo umido della provincia reazionaria del Texas orientale. Infarcite con linguaggio scurrile (ma, in verità, mai fine a se stesso), dettagli raccapricianti sulle pratiche del/dei killer di cui sopra, abbondanti dosi di sesso. Lasciate a rosolare in dialoghi serrati quanto efficaci, per 200 pagine circa. Avrete così pronto un romanzo à la Lansdale. Per carità, se piace il genere pulp, è davvero gustoso e “va giù che è un piacere”.
Però, anche mangiare aragosta tutti i giorni alla lunga un po’ stufa…

recensionilibri.com

giudizio: volevo azzannare e poi mi sono confuso.
Oggi, siccome ho voglia di provare nuove sensazioni, ho optato per un ardito tentativo: la recensione di un recensore, passando per la recensione di recensioni. Cercando di non confondermi e incautamente recensire me stesso.
Ho inquadrato l'obbiettivo: recensionilibri.com. Chiunque abbia comprato un dominio così deve sentirsi abbastanza sicuro di quello che fa e pronto a esporsi alle critiche. Eccomi.
Prima, però, una doverosa premessa: caro recensore di recensionilibri.com, chiunque dedichi il proprio tempo libero a leggere e, di conseguenza, a recensire, condividere e consigliare libri senza alcun profitto o interesse materiale, ha tutta la mia ammirazione a prescindere da quello che scrive (o da quello che legge). Dunque, bravo.
E ora, nel merito. Superata la dichiarazione di intenti ("Questo sito è dedicato a romanzi e racconti forti, che attaccano decisi e non fanno prigionieri, rubano l'anima e la trasportano in un altro Universo, non mollano la presa fino all'ultima pagina"), mi trovo di fronte a un indice alfabetico per autore, dal quale comprendo di trovarmi di fronte, sostanzialmente, a un lettore vorace di fantascienza, fantasy, giallistica e di romanzi di guerra. Ma non solo. Noto che una buona parte delle recensioni sono costituite, di volta in volta, da un solo aggettivo. Sintetico. Procedo. Comincio a prendere le misure sui parametri di giudizio del sito: i romanzi di P.D. James vengono definiti "carini", quelli di Benni "divertenti", Storie del tempo immobile di Vecchioni viene definito, in una parola, "interessante". E a questo punto, comincio ad affilare i canini, visto che la recensione (?) di Vecchioni è identica a quella di Gente di Dublino di Joyce: "interessante". Eh no, non vale, già di per sé la recensione monoverbo non aiuta, ma assimilare i due paro paro mi disturba non poco. Passando alle recensioni complesse, corro via dal Jack Frusciante di Brizzi ("E’ fondamentalmente la storia di un grande amore. Molto bello e romantico"), scanso Oceano mare di Baricco ("Un romanzo che forse non ha molto senso ma può far riflettere"), questa frase non ha senso..., scivolo sull'epigrafica recensione di Un caso bruciato di Graham Greene ("La storia di un rapinatore sfortunato") e mi smalto definitivamente, basito, sul giudizio dato al Dostoevskij de I demoni: "Un po’ una palla, ma attraverso le diverse vicende raccontate dà sicuramente una buona visione di cosa poteva essere la Russia prima del Comunismo". Santoddio, questo può valere per qualunque scritto russo antecedente al 1917, compreso il "un po' una palla"... Mi tocca mollare un po' la recensione e comunicare direttamente: caro recensionilibri.com, sei sul pericolosissimo crinale della critica di gusto, di per sé del tutto inutile se il recensore non possiede un'autorità propria, derivante da meriti sul campo e riconosciuta dagli astanti. Lo so che son tempi difficili, a maggior ragione per i lettori e i recensori, come dici tu nel pezzo sull'Odissea: "un racconto affascinante che (...) ritrae un'età dell'oro della storia in cui gli uomini (...) sanno mantenere una spiritualità, un senso della nobiltà e del religioso che non possono non destare ammirazione e nostalgia, soprattutto se confrontati con il vuoto di valori e riferimenti dell'età attuale", anche se tutto questo suona vagamente reazionario; lo so che in discoteca si fa fatica ad abbordare una gnugna parlandole di un libro appena terminato, son tempi durissimi, lo so, ma tieniti su, parla in prima persona e dimentica le quarte di copertina (dal tuo Spencerville: "Un amore di gioventù può resistere al tempo? Per i protagonisti di questo romanzo, un ex militare messo a riposo dai servizi segreti alla fine della guerra fredda ed una casalinga di provincia, sembra di sì"): non devi venderli al maggior numero possibile di persone, devi divertirti a raccontarli, senza tema, se no non vale. Come hai fatto, per esempio, con Glamorama di Ellis: "... all’ultima pagina, dopo aver letto camionate di sconcezze ed aver perdonato centinaia di discontinuità narrative, si capisce che l’autore al momento della scrittura dell’“opera” doveva essere sotto l’effetto di uno qualunque degli stimolanti che i suoi protagonisti regolarmente assumono. Se questo è un romanzo io sono Bob Dylan".
Probabilmente molti potrebbero pensare che tu sia Bob Dylan. Io no.

giovedì 25 ottobre 2007

Ride il telefono.

giudizio: antenna tiè...
Settimana scorsa ho deciso: la TV non la ricompro (non mi fido di me stessa - se ce l'ho poi la guardo - e comunque sto così bene senza...).
Mi sono fatta il segno della croce e sono partita per l'impresa "disdetta del canone RAI" come si parte per un 8.000 himalaiano. Ipotizzando, per cominciare, una scaletta di associazioni dei consumatori e/o enti civici e legali a cui rivolgermi, e mentre ci rimuginavo ho guglato distrattamente "disdetta canone RAI": da non crederci! Chiare e semplici mamma RAI vi spiattella sotto il naso le modalità, che poi consistono in una semplice dichiarazione da inviare entro il 31/12. E deve comprendere (qui l'ahimé è d'obbligo...) "adeguata comunicazione" della fine che ha fatto il vostro apparecchio in caso di furto (la denuncia, I suppose) o incendio; oppure... "A CHI L'AVETE DATO???" (che ha una sinistra bacchettona assonanza con "a chi l'avete data", ma questo per fortuna ve lo potete tenere per voi).
Il mio televisore l'aveva prelevato il servizio rimozione rifiuti ingombranti della locale municipalizzata. Ma quando...? Bo'.... Per dichiararglielo con una certa dose di credibilità forse è il caso di risalire almeno alla data, mi sono detta, e ho fatto il numero della municipalizzata come se il telefono che avevo in quel momento in mano fosse il vero 8.000, e in un giorno di tempesta. Non avevo ancora finito di formulare compiutamente la mia richiesta, che già stava arrivando la risposta -rimozione effettuata il 13 marzo- seguita dalla domanda del perchè m'interessava saperlo. Appena gliel'ho spiegato, la gentile interlocutrice mi ha chiesto il codice fiscale e mi ha preannunciato l'invio di un'attestazione: che avevano prelevato la mia TV in tale data... ecc. ecc. Ho ringraziato estasiata, ma dentro di me già nasceva un irrefrenabile "SEEE..." (campa cavallo). 4 (quattro) giorni! 4 soli giorni dopo è arrivata la dichiarazione: completa, formalmente e sostanzialmente ineccepibile, roba da rileggerla 2 o 3 volte per convincersi che era vera. Sicchè la mia disdetta partirà corredata dal meraviglioso documento...
E adesso, per favore, non ditemi: 1° che non bisognerebbe stupirsi con genuflessioni e osanna di cose che dovrebbero essere normali (per l'appunto in questo condizionale è racchiuso il triste destino di un paese non civile); e 2° che comunque per anni la RAI continuerà lo stesso a mandarmi offensive vessatorie e minacciose intimazioni a pagare il canone, perchè lo so benissimo. Ma so anche che le userò per... non voglio essere volgare, e poi è carta che non si presta, per farmi fresco!
E adesso... La doccia freeedda! Ha, ha, haa..!!
Non è vero niente? E' stato solo un sogno?
Nooo, tranquilli: diciamo una mezza doccia fredda. Perchè dal numero della municipalizzata ho la certezza che sono stata collegata con la cooperativa che, per conto del comune, si occupa della rimozione dei rifiuti ingombranti: la signora gentile, la lettera arrivata in un baleno... Insomma, come dire, forse c'è un po' meno da stupirsi, visto che il tasso di civiltà-umanità-senso del dovere delle cooperative in genere dovrebbe essere, proprio istituzionalmente, un po' più elevato di quello degli "enti pubblici aprire buche e lasciarle lì"...
O no?

mercoledì 24 ottobre 2007

Grande revival del teatro di varietà.

giudizio: gags da scompisciarsi!
Meglio però se gli spettatori (fra cui il figlio di una mia amica) vanno a scom... pisciarsi in qualche toilette pubblica, visto che una casa non ce l'hanno più: sfollati da due mesi, a causa della comparsa di grosse crepe dovute ai lavori di scavo adiacenti per un futuro mega-complesso di case ater + parcheggi e altre strutture comunali.
Già il palleggio, contro un efficientissimo muro di gomma, delle responsabilità da parte di comune e ater aveva lasciato intravvedere doti da comici navigatissimi... Addirittura esilarante, poi, la richiesta da parte del comune alle sei famiglie che non dispongono più di una casa di mettere in sicurezza (loro....! le vittime...! ha! ha! haa.....!! A loro spese.... hahahaaaa!!!!!) l'intero edificio.
Ma gli straordinari cabarettisti hanno superato se stessi con l'ultimo numero, lasciando tutti letteralmente a bocca aperta per l'estasiato stupore: non solo l'ICI, pur non disponendo più della loro casa, devono continuare a pagarla... Ma (tenetevi la pancia, rischia di scoppiarvi per le risate...) devono pagarla maggiorata!!! Infatti.... La abitano, la casa? No! E allora niente detrazione come abitazione....!!!! HHAAAAHHHAAAAAHHHHHAAAAAAAAAA!!!!!!!!!!!!!!!!!

giovedì 18 ottobre 2007

per fortuna ci sono I gufi.

giudizio: ammazzarsi di lavoro.
Un libraio brontolone sempre e comunque, uno del terzo settore che ama fare rafting sulle sinapsi delle menti deboli o ciancicare le torte nelle pasticcerie di destra, un consulente ambientale (non ridete) che si dedica a generare invasioni di cavallette, accompagnati da una nobile donzella, si sono recati, un paio di settimane fa, a rendere omaggio a Giovanni Pesce, sepolto al Famedio pur fra qualche polemica.
All'ingresso, non ci aspettavamo di trovarlo di fianco al Manzoni, per carità, ma non lo abbiamo trovato. Salutato Munari e dopo avere chiesto lumi votivi, lo abbiamo finalmente trovato al piano inferiore, presumibilmente dietro a una lapide ancora priva di nome e di qualsiasi epitaffio.
Deposte le rose, scansato Don Giussani (dotato di vasti omaggi floreali e di numerose indicazioni per raggiungerlo) e salutato Gaber, che si trova lì vicino, ci avventuriamo per la visita alle tombe di famiglia sparse per il cimitero.
Anche se consapevoli di ciò che rappresentano, non siamo riusciti a sottrarci allo stridere tra la visita appena fatta e i fasti delle tombe di famiglia: tra chi si è concesso giusto una riproduzione a grandezza più che naturale dell'ultima cena, tra chi si fregia di sculture di Fontana e tra chi ha pensato bene di mantenersi ancora più rilassato e pulito con delle specie di cabine della doccia, rimaniamo stupefatti di come moltissimi si sentono in dovere di portarsi nella tomba il lavoro che hanno fatto in vita.
Siamo a Milano, che volete, qui si produce e, quindi, è bene che tutti sappiano che uno ha fatto l'avvocato o che è diventato cavaliere del lavoro. Bello stupirsi ancora di cose apparentemente ovvie.
A distanza di giorni, scrivendo ora, mi conforta pensare che a Milano, almeno, ci sono stati anche I gufi. E allora: "al cimiter è bello andar/con la ragazza sottobraccio a passeggiar/e sui cipressi le iniziali/scolpire dentro un cuor/e con due tombe per guanciali/felici far l'amor".

lunedì 15 ottobre 2007

Eolo socio occulto di Poste Italiane.

giudizio: se la calunnia è un venticello, la cattiva coscienza mi sa che è un tornado.
Voi vedete una che esce da un tabaccaio, in una mano ha un plico da spedire, nell'altra un francobollo. Fa pochi passi, si ferma, stacca il francobollo autoadesivo dalla sua cartina in modo che un suo angolo le rimanga ben appiccicato al dito mentre si appresta ad attaccarlo sulla busta. In quel preciso istante, dalla quiete di una giornata calma e sonnacchiosa come poche, si alza un refolo improvviso di vento fortissimo che le stacca il bollo dal dito, lo fa turbinare vorticosamente per qualche istante e poi sparire dietro una macchina parcheggiata. Be', adesso ti trovo, pensa lei; guarda dietro la macchina, sotto la macchina, sopra la macchina... niente. Sopra-sotto-intorno alle altre macchine. Niente. Allora guarda su un marciapiede, sull'altro marciapiede... di francobolli neanche l'ombra. Sulla carreggiata (a rischio di farsi travolgere + insultare dagli automobilisti di passaggio)... ancora niente. Le viene in mente che essendo autoadesivo magari si è appiccicato da qualche parte, e comincia ad osservare palmo a palmo, con sguardo certosino, muri, vetrine, cornicioni, portoni, grondaie e pali stradali... Sempre, solo e ancora niente; ma in compenso passanti e tassisti del vicino parcheggio cominciano ad osservarla con un'espressione che non lascia spazio a equivoci riguardo a quel che stanno pensando. E che vi proibisco di pensare anche voi, perchè (l'avevate già capito, eh, marpioni...?!) quella lì sono IO.
Sono andata su e giù per quei marciapiedi, e da un marciapiede all'altro, per un bei 5 minuti, trapanando con lo sguardo ogni immondizia ferma o in movimento, finchè mio malgrado non mi è rimasto che rassegnarmi. Ho
ricomprato il francobollo, e ho spedito il mio plico.
Ah sì, dimenticavo: il francobollo era da 2 euro. Il plico era indirizzato ad un amico che tempo fa mi aveva spedito un plico affrancato con un bollo da 2 euro. Che non essendo stato timbrato,
avevo riciclato.

venerdì 12 ottobre 2007

Viaggio al termine delle frotte.

Giudizio: Famiglia Brambilla, come back!
Lo sapevate che il consumo giornaliero d'acqua per innaffiare un campo da golf (tra i 60 e i 100 ettari) equivale più o meno al fabbisogno di un insediamento abitativo, sì, insomma, un paesone, di 8.000 abitanti?
Dal dubbio che le vacanze d'élite fossero più dannose all'ambiente di quelle di massa un professore totesco ti ciocrafia si è lasciato attanagliare per poco, perchè ci ha subito imbastito su uno studio.
Location: l'isola di Maiorca (Balearen).
Risultato, difficilmente opinabile: il vacanziero d'élite consuma mediamente più territorio e più acqua del vacanziero di massa.
Prendiamo ad esempio le villette, generalmente bifamiliari: si mangiano aree enormi di terreno, a differenza del turismo più economico che si concentra in singoli alberghi, magari altissimi e orripilanti, ma che occupano un'area, al confronto, decisamente ristretta. Per non parlare dei grandi o piccoli giardini che obbligatoriamente circondano le ville, con ulteriori aggravi nel consumo d'acqua.
E poi, diciamocelo... se avete i soldi per comprare o affittare una bella villa ad esempio a Santa Ponsa, e che, non vorrete mica stare senza una bella piscina, no...? Ecco come mai, proprio a Santa Ponsa! in meno di 15 anni il numero delle piscine è lievitato da 170 ad oltre 600 (mentre non sono difficili da visualizzare i 200-250 meno abbienti che fanno cick ciack nell'unica piscina di un albergo).
Ma poi ci sono gli yacht: li vogliamo attraccare, o no? E dove, se non lungo moli il cui continuo proliferare già ha provocato variazioni nel flusso abituale delle correnti marine (con conseguenti fenomeni di erosione delle spiagge sabbiose: magari proprio quelle destinate ai poveri cristi...).
Conclusione del prof: gli ormai assodati danni provocati negli anni '70 e '80 dal turismo di massa vengono oggi ripetuti, e in scala maggiore, dal cosidetto turismo di qualità (ad un più elevato livello di prezzi e di prestigio, ma di questo all'ambiente nonglienepuòffr.....).
Alternativa, l'agriturismo: si pernotta in vecchi edifici ristrutturati, per cui non vengono distrutte ulteriori porzioni di territorio.
Che qualcuno ascolti il prof! e speriamo che chi incassa grosse vincite alle lotterie abbia hobbies diversi dal vacanziare...

Lombroso? Un dilettante

giudizio: conca 'e suerzo
Dopo essere stati banditi, sequestratori, tagliatori di lobi, dediti ai rapporti sessuali interspecie (preferibilmente con ovini), comunicanti esclusivamente con parole che finiscono per “U”, adesso anche stupratori di donne - in compagnia di amici e conoscenti (presumibilmente sardi pure loro) - cui preferibilmente orinare addosso. O almeno così la pensano i tedeschi. Il sottoscritto ha origini sarde, ma poiché nato casualmente a Milano, probabilmente riceverei le attenuanti solo se avessi segregato la donna in un SUV, e avessi abusato di lei nel tragitto della Milano-Genova, (o della Milano-Laghi), il venerdì sera. A voler ragionare come il distinto giudice tedesco, il prossimo tedesco condannato in Italia per omicidio (meglio se plurimo), dovrebbe ricevere le attenuanti perché “insomma, è tedesco, con quello che hanno combinato loro, avranno pure un certa predisposizione”.

un webby, un emmy, un oscar, un principedelleasturie, un nobel

giudizio: chi si loda si imbroda.
Al Gore è l'inventore di internet (1999, "During my service in the United States Congress, I took the initiative in creating the Internet") e ha vinto il premio Webby, anche se non l'ha inventato. Al Gore non ha inventato ma ha portato al successo Apple e Google. Al Gore ha inventato l'investimento equo e adesso lo governa. Al Gore ha pareggiato la guerra in Vietnam anche se era contrario perché non ha inventato il Vietnam. Al Gore dal 1976 a oggi ha reinventato Congresso, Senato e vicepresidenza degli Stati Uniti. E anche la presidenza, visto che ha vinto lui. Al Gore ha inventato l'operazione "Desert fox". Al Gore ha inventato il network televisivo online. Al Gore ha inventato il documentario di denuncia e Al Gore ha vinto l'Oscar come migliore documentario. E ha vinto anche l'Emmy. Al Gore ha inventato il clima e poi Al Gore ha denunciato il fatto che sta cambiando. Al Gore ha inventato i documentari-concerti con scopo sociale. Al Gore ha inventato il documentario-libro di denuncia. Al Gore non ha inventato la cooperazione internazionale, ma vince premi come se l'avesse fatto. Al Gore, da oggi, non ha inventato il Nobel per la pace, ma ce l'avrà sul caminetto tra poco. Kissinger gli darà il suo? Kissinger non è stato inventato, c'è da sempre.
Più che il nobel per la pace, io gli avrei dato il nobel per le invenzioni. Infatti, anche questa stupida recensione è stata inventata da Al Gore.

mercoledì 10 ottobre 2007

Detti, fatti, baciati...

giudizio: le fiamme gialle non bruciano a 451.
L'ultima l'ho letta: Dio, dammi la pazienza; ma veloce!
La penultima l'ho sentita nel film di Ken Loach, detta dal ciccione blandamente fallito e border-line, nel prevedere fra 20 anni un mondo in mano alle donne: "...Le tette al potere... Sarà bellissimo!!!".
Ma pur dando, da Fabrizio in poi, per assodato financo che dal letame nascono i fior, devo dire che mi ha lasciata un po' spiazzata la fonte della terzultima. Che trovo anche una delle più fulminanti in assoluto, tant'è che mi si è scolpita in testa tipo tavole di Mosè (e come materiale ci siamo).
"Un'opera d'arte non riflette una verità prestabilita, ma incarna una verità vissuta" (André Maurois).
Fonte: la Guardia di finanza, nella fattispecie di una mostra sui falsi, da Van Gogh ai Cartier passando per il Parmigiano nel senso del formaggio. Tra l'altro decisamente interessante: vi capitasse di ripescarla da qualche parte non snobbatela (e non guastava neanche che all'ingresso a regalarvi gentili ragguagli e una paccata di materiale ci fosse un finanziere che Raul Bova al confronto è uno sgorbietto pietoso...).
Comunque la citazione mi è scattata imprescindibile appena l'ho letta, stampata un po' in alto su una parete bianca; probabilmente perchè formula intelligibilmente qualcosa che mi era imprescindibile anche prima, quando vagava dentro contorni concettualmente più nebulosi...
La più recente incarnazione (al cubo...!) della sua seconda parte mi si è presentata davanti agli occhi (lucidi) alla visione dei quadri di Arturo Fittke.
E vi lascio così; con l'acquolina in bocca...

giovedì 4 ottobre 2007

Ma quale democrazia!?

giudizio: chi la fa la aspetti
Mi viene male a pensare quanta gente ha sofferto e pagato di persona
per darci questa che, per mancanza di termini alternativi più idonei, ci siamo abituati a chiamare "democrazia".... solo per sfiorare il tema ci sarebbero da riempire copiose pagine di commenti, valutazioni e , permettetemi, imprecazioni! Tanto per dirne una, vorrei capire come mai nel bel paese se un tizio decide, dopo essersi sudato le sue otto ore ( ...chessoio come muratore.. ), di arrotondare lo stipendio mettendosi ad aggiustare biciclette in nero, deve essere additato come evasore, profittatore, mezzo depravato!!!... mentre è perfettamente legale, consentito, perfino approvato che uno faccia (... non so, tiro a caso,...) il sindaco e il ministro della giustizia contemporaneamente! ma porcaputtana! Vabbè, direte voi, in fondo probabilmente il soggetto in questione non tira insieme le sue otto ore di lavoro nemmeno così.... ma non mettiamola sul personale, per favore!
Capitami sovente di ascoltare, smanettando sulla radio, stralci delle dirette dal parlamento messe in onda da radio radicale; più di una volta, scoraggiato, mi sono posto la domanda: ma "Repubblica Parlamentare" significa quella roba qua? Io pensavo che il parlamento facesse le leggi, su iniziativa di gruppi o singoli parlamentari, le vagliasse nelle commissioni e poi le votasse in aula... giusto? NO, SBAGLIATO! Le legge il più delle volte la fa un ministro, possibilmente con decreto d'urgenza, le fa vagliare dalle "lobbies", le fa votare dai giornali e dalle televisioni..... alla fine passano anche in parlamento, ma di solito solo per essere un po pasticciate! Per dispetto, si, come si fa sui monumenti sgraditi a questa o quella parte. Perché la politica vera è sempre trooooppo avanti rispetto alle sciocchezuole che accadono in parlamento... gia,gia...

Il meccanismo lo ha ben spiegato (in tv e senza alcun ritegno) il buon La Russa, in occasione del provvedimento di indulto votato a inizio legislatura.... spiegava a Di Pietro quanto segue:
.... E' inutile che tu faccia tanti proclami di contrarietà e poi ti prepari a votare si in parlamento! Se vuoi essere ascoltato devi dire a Prodi: o lasciamo perdere l'indulto o io non ti voto la finanziaria (ovvero il provvedimento che era al voto alle camere in quel momento)! Nella passata legislatura lo abbiamo fatto molte volte..... (ho citato a memoria, non proprio testuale, ma comunque...)
MA BRAVO..... complimentucci, è così che si fa politica per risolvere i problemi reali, si incasinano le votazioni in corso in aula (a caso, quello che c'è al momento) per far pesare la propria voce sulle trattative politiche in corso altrove...

mercoledì 3 ottobre 2007

E = mc2 ?

giudizio: ogni giorno è il 6 gennaio.
Liliana Cavani sta girando un film su Einstein, la settimana scorsa il set era dietro l'angolo di casa mia: stesso angolo da cui oggi ho visto spuntare e proseguire la signora Xxxxxxxxxx, la peggiore scassamaroni condominiale che si conosca, della mia casa precedente e in assoluto; che oltretutto da quando le è morto il marito si è metamorfizzata in giuliva giovin vecchietta in perenne debito di chiacchiera, per cui se ti arpiona non ti molla più ad aeternum. Fatto sta che grazie a non più di tre o quattro metri di distanza, e ad un paio di secondi di ritardo fra la mia traiettoria e la sua, l'ho sgamata...! Sovvenendomi, mentre la beatitudine mi pervadeva, che pochi giorni fa analogo fausto evento era intercorso con mia cugina Yyyyy, 87 anni portati da dea, che non solo ha la stessa bava chiacchierosa, ma ogni volta mi bombarda d'inascoltati inviti ad andarla a trovare (mentre io è da quattro anni che dovrei invitarla a vedere la mia -a questo punto cosiddetta- casa nuova...). E stavolta a salvarmi è stata nient'altro che una frazione di secondo ma di anticipo, anzichè di ritardo: mi ha permesso di visualizzare, nello spazio, residui 20-30 cm. di sviluppo antero-posteriore di una persona che stava entrando nell'edicola sotto casa dov'ero diretta anch'io... inequivocabilmente, familiarmente ed elegantissimamente lei! Mio immediato dietro-front pensando, come sempre quando sono baciata da coincidenze fortunate di tale portata, che qualche buona stella quel dì mi puntava (a volte in tali frangenti arrivo fino ad ipotizzare immediati e massicci investimenti in gratta&vinci...).
'Nzomma, Albè, sient'ammè..! spazio e tempo saranno anche entità relative... ma la loro importanza nella vita quotidiana è as-so-lu-ta!

lunedì 1 ottobre 2007

Sinistre mani e piedi resuscitati.

giudizio: genio e sfrontatezza
Keith Jarrett ha un fisioterapista.
Anch'io, da circa un mese, ho un(a) fisioterapista.
A me la fisioterapista mi ha fatto scoprire che esistono polmoni (e si riempiono d'aria, allargando in fuori le ultime costole) anche in basso (ma più su della pancia) a destra e a sinistra. E perfino -stessa altezza- indietro, verso la colonna vertebrale, con la sensazione che inspirando "lì" si sposta (indietro) anche quella. Inoltre mi ha insegnato la versione autentica del "stai su con le spalle" che mi perseguita dai tempi di mia madre. Il concetto è quello del filo che ti "tira su" da in mezzo alla testa; MA.... siccome in quanto esseri viventi dobbiamo ben radicarci su questa terra, il filo non funziona se non parte dai piedi, o meglio dal loro contatto col terreno. Si tratta semplicemente di camminare con pressione piena dei piedi contro terra: lei (la fisioterapista) suggerisce d'immaginare un elastico che corre tra il centro del tallone e la base delle dita, per allungarlo ad ogni appoggio del relativo piede.
Meglio provare prima da seduti: pensate di tirarvi su ben dritti (il famoso filo). Vi verrà spontaneo farlo a partire dal culo appoggiato sulla sedia. Rifatelo invece partendo dai piedi, cioè spingendo con i piedi contro terra: tutta un'altra cosa! Stessa sensazione nel camminare per strada, belli dritti verso l'alto, ma a partire dai piedi che premono integralmente, spudoratamente il VIL SELCIATO (viene subito da parlare così: è perchè ti senti improvvisamente strafigo, ma proprio strafigo dentro). Se poi mentre cammini respiri anche un po' in zona toracica bassa destra-sinistra/indietro... 'napocalisse, non caghi più nessuno!
Keith Jarrett ha scoperto che -prima del suo "burn out"- non aveva "quasi mai suonato con la mano sinistra"; mentre adesso la sua mano sinistra sa meglio di lui cosa e come suonare: grazie a lei si sente risuscitato .
Solo che lui l'ha scoperto da solo. Forse la differenza fra noi due sta tutta qui.

domenica 30 settembre 2007

scrittura automatica applicata

giudizio: perle ai porci, la poesia per tutti.
Rapito dai componimenti sublimi di un autore contemporaneo, ho studiato a fondo i meccanismi della sua poesia e sono riuscito a ricostruire tre metodi infallibili per comporre versi immortali che mi proiettino nel Parnaso sempiterno dei poeti sensibili in metrica libera.
Vado a enunciarli:
1 - il metodo dell'aggettivo evocativo (alla donna amata): analizzando una tipica quartina del Maestro ("A Stefania Prestigiacomo - Luna indifferente / Materna sensualità / Velo trasparente / Severo abbandono"), ho scoperto che, utilizzando un apposito strumento (questo), è possibile scegliere quattro sostantivi e quattro aggettivi secondo ispirazione e accoppiarli, poi, tra loro secondo la legge delle combinazioni d'estro, prestando attenzione all'alternanza. Infine, è sufficiente dedicare il componimento alla donna amata. La mia poesia: "A Barbara Bush - Ecchimosi acra / Reale gabbia / Gazzosa rumorosa / Spaiata fica". Si noti l'eccelsa rima interna al terzo verso.
2 - il metodo della poesia d'occasione: seguendo l'esempio di un'altra quartina del Maestro ("Per le nozze di Elio Vito - Fra le tue braccia magico silenzio / Fra le tue braccia intenerito ardore / Fra le tue braccia campo di girasoli / Fra le tue braccia sole dell’allegria"), si consiglia, sempre con il medesimo strumento indispensabile, di utilizzare il primo metodo, sopra descritto, arricchendo la sintassi poetica con una ripetizione anaforica retta da preposizione (si consigliano: con, fra, tra). Non si dimentichi la dedica d'occasione. La mia poesia: "Per la sosta di Girolamo Pompetta - Con la mia isola vigente omertà /
Con la mia isola burbanzosa mole / Con la mia isola emergente ovulazione / Con la mia isola lesionato ranch". Bellissima.
3 - il metodo dell'anafora pervicace: in questo caso, la potenza della poesia viene spinta fino alle estreme possibilità liriche. Si abbandona la quartina in favore di una strofa più libera, come fa il Maestro ("A Silvio - Vita assaporata / Vita preceduta / Vita inseguita / Vita amata / Vita vitale / Vita ritrovata / Vita splendente / Vita disvelata / Vita nova") e si riducono all'essenziale i due metodi precedenti. Infatti, si scelga un sostantivo ricorrente (sempre
qui) e lo si ripeta anaforicamente in modo selvaggio, accoppiandolo ad almeno nove aggettivi differenti. Si faccia attenzione alle regole aureee di questo tipo di componimento: al quinto verso va effettuata un'allitterazione, all'ultimo va fatta una citazione dotta e, possibilmente, va inserita una forma ricercata, quando possibile. Per ottenere una corretta forma ricercata, è sufficiente elidere l'ultima vocale dell'aggettivo. Ecco, dunque, la mia: "A Mendoza - Pugna agiata / Pugna scollegata / Pugna docile / Pugna esclusivista / Pugna pugnosa / Pugna copiat / Pugna rimediata / Pugna fusa / Pugna actiaca".
Buona poesia a tutti, ci rileggiamo su Vanity Fair.

mercoledì 26 settembre 2007

il complesso di Dorian Grai

giudizio: tanti umori per nulla

A forza di frequentare il mondo uno rischia di farci l'abitudine e credere che sia normale... e invece di normalità proprio non se ne parla neanche . Per esempio: dire che il tempo passa è cretino, no? certo che passa, lo sanno tutti che passa.... o forse no! Perchè se lo sapessero davvero, interiormente dico, le persone smetterebbero di combattere contro la incipiente risalita dell'attaccatura dei capelli, l'afflosciamento delle parti molli, l'irrugosirsi della superfici esposte... così va il mondo amici, fatevene una ragione: o voi che siete stati belli siete destinati ad uniformarvi a coloro che mai lo furono! Ma fin quì cacchi loro, echissenefrega! Ma c'è di più... il tempo che si deposita sulle superfici penetra dalle porosità, si insinua nelle fessure e ti avvinghia nel profondo.... e cominciano "i disturbini".... i borbottii, gli scricchiolii, i doloretti... insomma gli inevitabili cedimenti strutturali che sottendono a quelli esteriori di pocanzi.
Ora: cosa fa la persona saggia? dice "Bhe, vaffanculo mi sono fottuto il fegato a forza di birra! E' tempo di provare il Glen Grant, finchè ho ancora tempo!" O no!? E invece no, noi di questi bei tempi al secondo "borborigmo" non identificato corriamo a contattare uno stuolo di specialisti (i migliori, sempre, e a pagamento..... sennò ti vedono post mortem) i quali, presi dal sacro fuoco del pararsi il culo, ci prescrivono uno straordinario stuolo di modernissimi esami che diranno con chiarezza tutto quello di cui non siamo affetti.... probabilmente quel dolorino era solo una scorreggia troppo trattenuta.... ma non si può mai dire... le fisso un controllino a pagamento tra sei mesi?.... buongiorno, grazie a lei si figuri! E allora non è mai vano ricordare che non solo, e per fortuna, non siamo eterni... ma siamo pure destinati ad andare disfacendoci progressivamente prima della fine! Dunque, state sereni, e non dimenticate il Glen Grant!

il mondo di ieri

giudizio: fiori profumati per chi è consapevole.
Stefan Zweig percepì esattamente la catastrofe, economica, morale e politica, nel momento in cui accadde e seppe con precisione che ne sarebbe stato travolto, insieme a generazioni e nazioni intere. Fu allora che scrisse Il mondo di ieri. Ricordi di un europeo, il racconto di un'epoca. Nato nella Vienna felix di fine Ottocento, conobbe la sicurezza, la ricchezza, l'apertura culturale di quegli anni, per poi vederne il tramonto, il degrado e la fine, tra le due guerre. "Ho conosciuto il grado e la forma più alta della libertà individuale, per vederla poi al più basso livello cui sia scesa da secoli; sono stato festeggiato e perseguitato, libero e legato, ricco e povero". L'idea asburgica di un'Europa unita e pacifica crollava sotto i colpi della prima guerra mondiale, del fascismo e del nazionalismo, delle bombe e dei roghi dei libri. "I più commoventi fra questi individui erano per me – quasi m'avesse già sfiorato il presagio del mio futuro destino – gli uomini senza patria, o ancor peggio, quelli che in luogo di una patria ne avevano due o tre e non sapevano interiormente a quale appartenessero". L'ordine di un tempo, la precisione, la correttezza, il rigore ("ognuno sapeva quanto possedeva o quanto gli era dovuto, quel che era permesso e quel che era proibito: tutto aveva una sua norma, un peso e una misura precisi") erano persi per sempre, era venuta l'ora del caos, del sopruso, della vendetta e dell'abominio. Non a caso, la testimonianza si ferma al primo settembre 1939, invasione nazista della Polonia, la fine di qualsiasi residua speranza. Tra i primi segni della catastrofe, l'aumento smisurato dell'indebitamento personale, la nascita di istituti finanziari dediti unicamente alla spasmodica concessione di mutui e prestiti, il collasso economico del proletariato e della borghesia, la povertà diffusa a tutti i livelli, l'arricchimento vergognoso di pochi. Ricorda qualcosa? Zweig si uccise nel 1942, esule e apolide. Ma non si tirò indietro, tutt'altro: "testimoniare questa nostra esistenza tutta tensione e drammatiche sorprese, mi pare in dovere, giacché, lo ripeto, ognuno fu costretto a esser testimone di quelle inaudite metamorfosi".
Il libro costa poco e dà moltissimo, non lasciatelo, per favore, tra i libri dimenticati.

martedì 25 settembre 2007

ET telefono ente pubblico

giudizio: economia post-keynesiana. scavare buche e lasciarle lì
Telefonata di lavoro. Chiamo il centralino di un ente pubblico per parlare con l'ing. Rossi, caposettore.
- "Si, Ente Pubblico" (voce maschile)
- "Pronto, buongiorno, cerco il Dirigente, l'ing. Rossi. Mi dà l'interno?"
- "Mmm... no guardi, adesso non... deve richiamare"
- "Ma è il centralino?
- "Si ma..."
- "Scusi, mi dica almeno l'interno, così poi lo chiamo io direttamente"
- "Che? Ah... (in sottofondo, urlando: Antonio, com'è l'interno di Rossi!) Guardi, dovrebbe essere il 312. Però io da qua non glielo posso passare"
- "Ma non parlo col centralino?"
- "Si si, ma io non so... da qua non possiamo passare le chiamate"
L'interno 312 squilla a vuoto. Richiamo il centralino.
- "Pronto, Ente Pubblico!"
- "Sono ancora io, ho provato all'interno dell'ing. Rossi ma non risponde nessuno"
- "..."
- "Non è che mi darebbe l'interno della segreteria dell'ing. Rossi?"
- "Eh, deve chiedere di Anna"
- "Ho capito. Ma a quale interno, al 312?"
- "Hmm... un momento (urlando, stavolta direttamente nel microfono: Antonio! Anna di Rossi! ... Eh, l'interno! 320? Eh!)... al 320"
- "La ringrazio"
Al 320 risponde una voce maschile
- "Segreteria del caposettore Rossi"
- "Buongiorno, sono Gnappolo, vorrei parlare con l'ing. Rossi ma...
- "Guardi, stamattina è fuori sede"
- "Si, infatti non risponde all'interno. Non è che posso parlare con la sig.ra Anna,
- "No, la sig.ra Anna è fuori stanza, ma dovrebbe tornare"
- "Vede, è per la pratica XY"
- "No, guardi, è meglio che ne parla (!) con Anna, io prendo solo le telefonate... può richiamare tra 2-3 minuti?"
- "Certo, grazie!"
Richiamo. Sempre lui.
- "Buongiorno sono ancora Gnappolo, mi può passare la sig.ra Anna?"
- "Certo, ha detto il sig. Ancona?"
- "... No, sono Gnappolo, avevo detto "sono A-n-c-o-r-a io" perchè ci siamo sentiti poco fa"
- "Vabbuò... (sottovoce) Anna, è Mammolo, dove te lo passo?"

venerdì 21 settembre 2007

spazio 1999

giudizio: elogio della lentezza
E' incredibile rivedere come l'umanità immaginava il 2000 soli 25 anni prima (la serie debutta la 75). Non siamo andati a impiantare basi sulla luna e non abbiamo pistole laser, ma per il resto siamo andati molto più avanti... tranne che per le serie tv.
La cosa commovente è come è la realizzazione il telefilm (la produzione, la sceneggiatura, le scene). Allora sembravano davvero immagini dal futuro, e percepivi diversamente la lentezza dei dialoghi (i palinsesti duravano 8-10 ore, la tv andava ancora riempita), la qualità degli attori (Martin Landau), le stesse sequenze ripetute 2-3 volte a puntata, gli "esterni" fatti coi modellini e il fondo nero, le teorie scientifiche un po' raffazzonate, l'uso di "cose computerizzate" (computer enormi pieni di lucine, telecomandi tuttofare).
Tanta nostalgia per come eravamo e per quanto poco ci bastasse per sognare.

giovedì 20 settembre 2007

pubblicità regresso

giudizio: tutto, prima o poi, si sporca.
Sul sito di Radio popolare, nella pagina degli inserzionisti, si dice: "l'indice di fedeltà del nostro ascolto è altissimo e il nostro pubblico si fida dei messaggi che mandiamo in onda. Una prova? Ogni giorno rispondiamo a molti ascoltatori che ci chiedono l'indirizzo o il contatto dei nostri inserzionisti pubblicitari". Allora io penso alla cometa della gioielleria Mosele, piuttosto che al ruttino solidale di Garabombo o anche, ma con la voglia di mangiare la testa a qualcuno, alla cacchiobimba dei buoni della coop. Da un po’ di tempo a questa parte, però, quando la sveglia suona alle 6.30 mi capita di sentire qualcuno che mi dice che devo passare a Tim, che la nuova Volkswagen è fichissima, che fare la benzina all’Agip e più bello e io mi chiedo chi mi ha spostato la frequenza da quella di Radio popolare. Oppure, meglio, mi chiedo dove sia e cosa sia Radio popolare. Nel frattempo, per meditarci meglio, ho disdetto l’abbonamento.

la contraddizione è sempre in agguato

giudizio: cinque avemarie e un paternoster.
Talvolta sono costretto a spiegare che non possiedo un televisore. Invariabilmente, il mio interlocutore con aria sorpresa mi rivolge subito la fatidica domanda, "perché?", per stabilire con certezza se io sia un mormone talebano che ha in odio la modernità e si nutre di sole bacche di ginepro. Assodato il fatto che non sono un neo-luddista, mi viene spiegato - è sempre così, mai una variante - che la programmazione è diventata tremenda, inguardabile, e che lui, l'interlocutore maschio o femmina del caso, senza dubbio la televisione la guarda davvero pochissimo. Il tutto detto con aria distaccata e severamente critica. Non si contano, poi, le motivazioni cadaunate per spiegare il possesso dell'arnese infernale, tra le quali vince per distacco la sporchissima scusa delle creature ("sai, è per i bambini, fosse per me...").
Vergogna, mettere in mezzo gli innocenti, seppur pestiferi. Usate il Ritalin, no?
L'excusatio non è petita ma mi viene regolarmente somministrata, senza eccezione. Senso di colpa? Frustrazione da dipendenza? Ritegno? No, solo mancanza di complici. Infatti, non appena gli astanti sono in numero maggiore di due, oltre a me, arriva implacabile il momento della conversazione televisiva, che si protrae sempre troppo a lungo per i miei gusti e senza troppe remore. Sareste stupiti a sapere, dall'esterno, quanto parlate di televisione e di persone a me ignote. E solo per parlarne male! La contraddizione aleggia nell'aere. Perché, dunque, perché?

mercoledì 19 settembre 2007

la carta igienica profumata

giudizio: per culi nariciuti?
Dovrebbe essere universalmente impossibile concepire una qualche giustificazione all'esistenza della carta igienica profumata. Vai in bagno: nella maggior parte dei bagni non c'è odore, o se c'è è quello di apposito deodorante. Ti siedi, fai quello che devi e alla fine dovresti contemplare - mentre la stai usando! - la profumata qualità della carta igienica piacevolmente odorosa. Qualche goccia di essenza profumata sul bordo del rotolo della tua "solita" carta (molto meno costosa, di maggior durata, e probabilmente ecologica) sortirebbe lo stesso effetto (comico solo a pensarlo).
Immagina il team di nasi esperti della sez. marketing, che deve profumare la carta da culo, e finalmente ha scelto (questo sì che è irresistibile):
- "Trovato, Presidente, è il profumo della camomilla!"
Una cosa commestibile, tra i milioni di profumi disponibili! Commestibileeee!!!
Certo però che quando hai ospiti fai una molto bella figura, se sfoggi la carta igienica profumata.
La Regina va in bagno, si incipria il naso e poi può pulirsi il culo con la cartacamomilla superluxe... Sono tempi duri, e forse dovremmo ambire a che la sala da bagno eliminasse semplicemente il concetto di cacca. Non solo la puzza, che come per l'arrosto, ti dice che altri sono già passati di lì.
Ma l'ideale sarebbe far scomparire direttamente il water, specie quando hai ospiti.
- "Veda, Cavaliere, come quella volta al G8, noi non siamo usi defecare..."

martedì 18 settembre 2007

angelina jolie

giudizio: alla fiera dell'est, per due soldi.
Non potendo sopravvolare sul suo neo-pauperismo terzomondista da attrice de olivùd, esecro questo shopping di bambini maltesi, neo-cingalesi, para-pilippini cui spesso si dedica, recandosi in qualche paese socialmente accettato e prelevando nani a più non posso. C'è gente che è invischiata nelle procedure di adozione da decenni e lei come fa? Forse perché è ambasciatrice ONU alla tratta dei bambini, chissà. E poi, diciamocelo: in privato dev'essere una seccamarroni di primissimo ordine.

lunedì 17 settembre 2007

repubblica.it corriere.it lastampa.it

giudizio: a rischio zero, come l'attrattività
I tre principali quotidiani italiani hanno ormai acquisito e rinforzato il "format" della comunicazione online in modo quasi definitivo e infattisembrano l'ombra di se stessi, inchiodati in una struttura sempre più autoreferenziale e vuota, da riempire di click a tutti costi... La struttura della pagina è ormai identica, le notizie si rincorrono di pochi minuti, e la ricerca dell'equilibrio genera hompage quasi identiche.

Il proliferare di foto erotiche. Troppa foga su Repubblica.it (poco meglio il corriere, si salva lastampa). Ce n'è proprio bisogno? Le trovo irritanti per chi si dedica ai contenuti del sito (parliamo dell'edizione online di un quotidiano d'informazione, non di un "qualsiasi portale"), e c'è il dubbio (see...) che la scusa di postare immagini "artistiche" di bravissimi fotografi (leggasi tette-e-culi) serva solo per aumentare il numero di contatti (e di conseguenza le entrate pubblicitarie). Vergogna, Repubblica.it!

Le similitudini nei dettagli. Troppo spesso sulle tre home page si trovano le stesse fotografie a corredo delle stesse notizie di non-attualità (ad es. tecnologia, l'onnipresente costume). Sembra quasi che il medesimo servizio venga "fornito" a più testate dallo stesso soggetto esterno. Possibile???

Ci sono ancora le differenze, ma sono sempre meno marcate. Che non sia meglio rincorrere altro, piuttosto che copiare anche i dettagli di chi è già identico a noi? Non stupisce che beppegrillo abbia tanto successo tra i poco (e)lettori...

fermate il mondo, devo scendere

giudizio: non tutti siamo enrico toti

Non ti renderai mai conto dell'utilità di una caviglia fintanto che non te la ritroverai gonfia come un melone e nera come una prugna, dopo che ti ci è saltato sopra un napoletano di 100 kg.
E vai a spiegare che sì, mi piacerebbe per il più del tempo stare sdraiato col piede in alto, in assoluto riposo, come consigliato dal medico. Ma non avendo moglie o compagna o infermierina o nubiane col ventaglio di piume che mi allevino dei lavori domestici, mi tocca zompettare su un piede solo per la casa nel tentativo di disbrigare le pur minime incombenze, domestiche e personali. Ciò ovviamente non potrà che dilatare i tempi di recupero. Tanto più che il mondo attorno non si ferma, e giacché tu sei pure menomato ti raggiunge ancor più in fretta. E più di una mezza domenica a sonnecchiare davanti allo sport televisivo non ti lascia.

mercoledì 12 settembre 2007

confezione latte intero coop

giudizio: ai magazzini GUM....
Bella ed efficace tutta la nuova grafica che da qualche anno veste tutti i prodotti Coop (ha vinto anche diversi premi). Belle tutte, tranne la confezione del Latte Intero, su cui campeggia la foto di una bambina che beve dal bicchierone, e che pare venga direttamente dagli anni 70 più bulgari a colori slavati. Completa il quadretto il bianco finto del latte nel bicchierone (scontornato pure maluccio), praticamente fosforescente rispetto al pallido viso della povera bevitrice.
Coraggio bambina latte coop, io ti voglio bene, ma spero che al grafico che ti ha creata fischino le orecchie ogni mattina, quando ti vedo, triste e sbiadita sul tavolo della cucina.

being clemente mastella

giudizio: due case in vicolo corto con prelazione
Stamattina mi son svegliato strano. Mangiando otto cornetti ho sentito me che dicevo: "il diritto di prelazione mi ha consentito di investire dei soldi anche per piccole metrature per i figli". Poi ho mangiato gli straccetti con grassoni che mi chiamavano "papà" in almeno 5 appartamenti diversi. Però ho scoperto di avere solo tre figli. Poi ho bevuto il caffé e fatto il riposino spostandomi in 26 vani più balconi e terrazzo su tre lati, due verande e, perfino, in un box auto molto scomodo. E' un incubo.
Sono prigioniero di un corpo pericoloso. Forse mio padre mi ucciderà tirandomi una mela, gliene sarei davvero grato. Prima che io mangi qualcuno. O, peggio, mangi me stesso.

lunedì 30 luglio 2007

il vivere in provincia

giudizio: non mi avrete, mai più, simpatiche valli!
Scappato prima dei vent'anni da una valle sempre più stretta, dopo aver conosciuto due, tre quattro città meravigliose, recentemente mi è capitato di pensare "mah, chissà come sarà tornare a vivere in provincia?".
Un interrogativo che non viene solo dalla curiosità, ma anche dall'inevitabile desiderio di uscire dal metropolitano affannarsi lavoro e cosaredicervello... Vacanzina, capitiamo a Chiavenna, baricentro di un'altra valle, per un civilissimo aperitivo al caffè in piazza. E' grande la predisposizione d'animo, ma mi cade un'occhiata ai cartacei strilloni dei quotidiani locali, e scompare ogni dubbio.
Tolta ogni curiosità da La Provincia (di Lecco): "Arrestato un immigrato: aveva insidiato una ragazza della valle".
Ma soprattutto, oltre ogni possibile resistenza, è Il Giorno: "I ragazzi del Grest di Cosio in gita a Poira: tutte le foto!".
Non mi avrete, mai più, simpatiche valli!

mercoledì 18 luglio 2007

mancato pagamento vs. rimborso

giudizio: siete sempre più merde....
Quando al casello finisci su una porta Self service/ViaCard e non hai abbastanza spicci o credito viacard, il sistema emette una ricevuta, con codice identificativo, per consentirti di saldare il "Mancato Pagamento" (entro 15gg). Una volta lo potevi pagare solo ai caselli o punti blu della medesima rete (Autostrade è diverso da TO-PC, che è diverso da TO-AO, ecc.). Oggi si paga anche online, con carte di credito. Comodo.
Se non dovesse essere la normalità (nel 2007) direi: figo!
Lasci stare l'autostrada, e stavolta prendi il treno. Un nuovo e condizionatissimo Eurostarro. Ovviamente fa ritardo: hai diritto ad un rimborso. Terzomondo:
1. NON viene annunciato a bordo. E' tuo diritto, ma no, annunciano i nuovi menù del mattino chefexprès, ma no, niente annuncio rimborso.
2. Devi cercare in stazione una buchetta gialla (microscopica) sempre sprovvista dei fogli per il rimborso, che devi compilare e imbucare (e, se sei arrivato in una città che NON è sede di divisione passeggeri, SPEDIRE).
3. Via posta, dai 6 ai 12 mesi dopo (ma anche 14 mesi dopo, posso testimoniare), arriva il rimborso, che è una specie di assegno/bonus con cui hai diritto a sconti in biglietteria (ma non se fai il biglietto online).
4. In alternativa ti arriva un pezzo di carta su cui ti scrivono che NON avevi diritto al rimborso perchè "l'evento non era imputabile a Trenitalia". NB: Trenitalia intasca comunque degli indennizzi da RFI quando i suoi treni arrivano in ritardo perchè (dico per dire) l'Enel stacca la corrente a RFI, o una mucca finisce sui binari...
Vergogna vergogna, Trenitalia.

 
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