domenica 30 settembre 2007

scrittura automatica applicata

giudizio: perle ai porci, la poesia per tutti.
Rapito dai componimenti sublimi di un autore contemporaneo, ho studiato a fondo i meccanismi della sua poesia e sono riuscito a ricostruire tre metodi infallibili per comporre versi immortali che mi proiettino nel Parnaso sempiterno dei poeti sensibili in metrica libera.
Vado a enunciarli:
1 - il metodo dell'aggettivo evocativo (alla donna amata): analizzando una tipica quartina del Maestro ("A Stefania Prestigiacomo - Luna indifferente / Materna sensualità / Velo trasparente / Severo abbandono"), ho scoperto che, utilizzando un apposito strumento (questo), è possibile scegliere quattro sostantivi e quattro aggettivi secondo ispirazione e accoppiarli, poi, tra loro secondo la legge delle combinazioni d'estro, prestando attenzione all'alternanza. Infine, è sufficiente dedicare il componimento alla donna amata. La mia poesia: "A Barbara Bush - Ecchimosi acra / Reale gabbia / Gazzosa rumorosa / Spaiata fica". Si noti l'eccelsa rima interna al terzo verso.
2 - il metodo della poesia d'occasione: seguendo l'esempio di un'altra quartina del Maestro ("Per le nozze di Elio Vito - Fra le tue braccia magico silenzio / Fra le tue braccia intenerito ardore / Fra le tue braccia campo di girasoli / Fra le tue braccia sole dell’allegria"), si consiglia, sempre con il medesimo strumento indispensabile, di utilizzare il primo metodo, sopra descritto, arricchendo la sintassi poetica con una ripetizione anaforica retta da preposizione (si consigliano: con, fra, tra). Non si dimentichi la dedica d'occasione. La mia poesia: "Per la sosta di Girolamo Pompetta - Con la mia isola vigente omertà /
Con la mia isola burbanzosa mole / Con la mia isola emergente ovulazione / Con la mia isola lesionato ranch". Bellissima.
3 - il metodo dell'anafora pervicace: in questo caso, la potenza della poesia viene spinta fino alle estreme possibilità liriche. Si abbandona la quartina in favore di una strofa più libera, come fa il Maestro ("A Silvio - Vita assaporata / Vita preceduta / Vita inseguita / Vita amata / Vita vitale / Vita ritrovata / Vita splendente / Vita disvelata / Vita nova") e si riducono all'essenziale i due metodi precedenti. Infatti, si scelga un sostantivo ricorrente (sempre
qui) e lo si ripeta anaforicamente in modo selvaggio, accoppiandolo ad almeno nove aggettivi differenti. Si faccia attenzione alle regole aureee di questo tipo di componimento: al quinto verso va effettuata un'allitterazione, all'ultimo va fatta una citazione dotta e, possibilmente, va inserita una forma ricercata, quando possibile. Per ottenere una corretta forma ricercata, è sufficiente elidere l'ultima vocale dell'aggettivo. Ecco, dunque, la mia: "A Mendoza - Pugna agiata / Pugna scollegata / Pugna docile / Pugna esclusivista / Pugna pugnosa / Pugna copiat / Pugna rimediata / Pugna fusa / Pugna actiaca".
Buona poesia a tutti, ci rileggiamo su Vanity Fair.

mercoledì 26 settembre 2007

il complesso di Dorian Grai

giudizio: tanti umori per nulla

A forza di frequentare il mondo uno rischia di farci l'abitudine e credere che sia normale... e invece di normalità proprio non se ne parla neanche . Per esempio: dire che il tempo passa è cretino, no? certo che passa, lo sanno tutti che passa.... o forse no! Perchè se lo sapessero davvero, interiormente dico, le persone smetterebbero di combattere contro la incipiente risalita dell'attaccatura dei capelli, l'afflosciamento delle parti molli, l'irrugosirsi della superfici esposte... così va il mondo amici, fatevene una ragione: o voi che siete stati belli siete destinati ad uniformarvi a coloro che mai lo furono! Ma fin quì cacchi loro, echissenefrega! Ma c'è di più... il tempo che si deposita sulle superfici penetra dalle porosità, si insinua nelle fessure e ti avvinghia nel profondo.... e cominciano "i disturbini".... i borbottii, gli scricchiolii, i doloretti... insomma gli inevitabili cedimenti strutturali che sottendono a quelli esteriori di pocanzi.
Ora: cosa fa la persona saggia? dice "Bhe, vaffanculo mi sono fottuto il fegato a forza di birra! E' tempo di provare il Glen Grant, finchè ho ancora tempo!" O no!? E invece no, noi di questi bei tempi al secondo "borborigmo" non identificato corriamo a contattare uno stuolo di specialisti (i migliori, sempre, e a pagamento..... sennò ti vedono post mortem) i quali, presi dal sacro fuoco del pararsi il culo, ci prescrivono uno straordinario stuolo di modernissimi esami che diranno con chiarezza tutto quello di cui non siamo affetti.... probabilmente quel dolorino era solo una scorreggia troppo trattenuta.... ma non si può mai dire... le fisso un controllino a pagamento tra sei mesi?.... buongiorno, grazie a lei si figuri! E allora non è mai vano ricordare che non solo, e per fortuna, non siamo eterni... ma siamo pure destinati ad andare disfacendoci progressivamente prima della fine! Dunque, state sereni, e non dimenticate il Glen Grant!

il mondo di ieri

giudizio: fiori profumati per chi è consapevole.
Stefan Zweig percepì esattamente la catastrofe, economica, morale e politica, nel momento in cui accadde e seppe con precisione che ne sarebbe stato travolto, insieme a generazioni e nazioni intere. Fu allora che scrisse Il mondo di ieri. Ricordi di un europeo, il racconto di un'epoca. Nato nella Vienna felix di fine Ottocento, conobbe la sicurezza, la ricchezza, l'apertura culturale di quegli anni, per poi vederne il tramonto, il degrado e la fine, tra le due guerre. "Ho conosciuto il grado e la forma più alta della libertà individuale, per vederla poi al più basso livello cui sia scesa da secoli; sono stato festeggiato e perseguitato, libero e legato, ricco e povero". L'idea asburgica di un'Europa unita e pacifica crollava sotto i colpi della prima guerra mondiale, del fascismo e del nazionalismo, delle bombe e dei roghi dei libri. "I più commoventi fra questi individui erano per me – quasi m'avesse già sfiorato il presagio del mio futuro destino – gli uomini senza patria, o ancor peggio, quelli che in luogo di una patria ne avevano due o tre e non sapevano interiormente a quale appartenessero". L'ordine di un tempo, la precisione, la correttezza, il rigore ("ognuno sapeva quanto possedeva o quanto gli era dovuto, quel che era permesso e quel che era proibito: tutto aveva una sua norma, un peso e una misura precisi") erano persi per sempre, era venuta l'ora del caos, del sopruso, della vendetta e dell'abominio. Non a caso, la testimonianza si ferma al primo settembre 1939, invasione nazista della Polonia, la fine di qualsiasi residua speranza. Tra i primi segni della catastrofe, l'aumento smisurato dell'indebitamento personale, la nascita di istituti finanziari dediti unicamente alla spasmodica concessione di mutui e prestiti, il collasso economico del proletariato e della borghesia, la povertà diffusa a tutti i livelli, l'arricchimento vergognoso di pochi. Ricorda qualcosa? Zweig si uccise nel 1942, esule e apolide. Ma non si tirò indietro, tutt'altro: "testimoniare questa nostra esistenza tutta tensione e drammatiche sorprese, mi pare in dovere, giacché, lo ripeto, ognuno fu costretto a esser testimone di quelle inaudite metamorfosi".
Il libro costa poco e dà moltissimo, non lasciatelo, per favore, tra i libri dimenticati.

martedì 25 settembre 2007

ET telefono ente pubblico

giudizio: economia post-keynesiana. scavare buche e lasciarle lì
Telefonata di lavoro. Chiamo il centralino di un ente pubblico per parlare con l'ing. Rossi, caposettore.
- "Si, Ente Pubblico" (voce maschile)
- "Pronto, buongiorno, cerco il Dirigente, l'ing. Rossi. Mi dà l'interno?"
- "Mmm... no guardi, adesso non... deve richiamare"
- "Ma è il centralino?
- "Si ma..."
- "Scusi, mi dica almeno l'interno, così poi lo chiamo io direttamente"
- "Che? Ah... (in sottofondo, urlando: Antonio, com'è l'interno di Rossi!) Guardi, dovrebbe essere il 312. Però io da qua non glielo posso passare"
- "Ma non parlo col centralino?"
- "Si si, ma io non so... da qua non possiamo passare le chiamate"
L'interno 312 squilla a vuoto. Richiamo il centralino.
- "Pronto, Ente Pubblico!"
- "Sono ancora io, ho provato all'interno dell'ing. Rossi ma non risponde nessuno"
- "..."
- "Non è che mi darebbe l'interno della segreteria dell'ing. Rossi?"
- "Eh, deve chiedere di Anna"
- "Ho capito. Ma a quale interno, al 312?"
- "Hmm... un momento (urlando, stavolta direttamente nel microfono: Antonio! Anna di Rossi! ... Eh, l'interno! 320? Eh!)... al 320"
- "La ringrazio"
Al 320 risponde una voce maschile
- "Segreteria del caposettore Rossi"
- "Buongiorno, sono Gnappolo, vorrei parlare con l'ing. Rossi ma...
- "Guardi, stamattina è fuori sede"
- "Si, infatti non risponde all'interno. Non è che posso parlare con la sig.ra Anna,
- "No, la sig.ra Anna è fuori stanza, ma dovrebbe tornare"
- "Vede, è per la pratica XY"
- "No, guardi, è meglio che ne parla (!) con Anna, io prendo solo le telefonate... può richiamare tra 2-3 minuti?"
- "Certo, grazie!"
Richiamo. Sempre lui.
- "Buongiorno sono ancora Gnappolo, mi può passare la sig.ra Anna?"
- "Certo, ha detto il sig. Ancona?"
- "... No, sono Gnappolo, avevo detto "sono A-n-c-o-r-a io" perchè ci siamo sentiti poco fa"
- "Vabbuò... (sottovoce) Anna, è Mammolo, dove te lo passo?"

venerdì 21 settembre 2007

spazio 1999

giudizio: elogio della lentezza
E' incredibile rivedere come l'umanità immaginava il 2000 soli 25 anni prima (la serie debutta la 75). Non siamo andati a impiantare basi sulla luna e non abbiamo pistole laser, ma per il resto siamo andati molto più avanti... tranne che per le serie tv.
La cosa commovente è come è la realizzazione il telefilm (la produzione, la sceneggiatura, le scene). Allora sembravano davvero immagini dal futuro, e percepivi diversamente la lentezza dei dialoghi (i palinsesti duravano 8-10 ore, la tv andava ancora riempita), la qualità degli attori (Martin Landau), le stesse sequenze ripetute 2-3 volte a puntata, gli "esterni" fatti coi modellini e il fondo nero, le teorie scientifiche un po' raffazzonate, l'uso di "cose computerizzate" (computer enormi pieni di lucine, telecomandi tuttofare).
Tanta nostalgia per come eravamo e per quanto poco ci bastasse per sognare.

giovedì 20 settembre 2007

pubblicità regresso

giudizio: tutto, prima o poi, si sporca.
Sul sito di Radio popolare, nella pagina degli inserzionisti, si dice: "l'indice di fedeltà del nostro ascolto è altissimo e il nostro pubblico si fida dei messaggi che mandiamo in onda. Una prova? Ogni giorno rispondiamo a molti ascoltatori che ci chiedono l'indirizzo o il contatto dei nostri inserzionisti pubblicitari". Allora io penso alla cometa della gioielleria Mosele, piuttosto che al ruttino solidale di Garabombo o anche, ma con la voglia di mangiare la testa a qualcuno, alla cacchiobimba dei buoni della coop. Da un po’ di tempo a questa parte, però, quando la sveglia suona alle 6.30 mi capita di sentire qualcuno che mi dice che devo passare a Tim, che la nuova Volkswagen è fichissima, che fare la benzina all’Agip e più bello e io mi chiedo chi mi ha spostato la frequenza da quella di Radio popolare. Oppure, meglio, mi chiedo dove sia e cosa sia Radio popolare. Nel frattempo, per meditarci meglio, ho disdetto l’abbonamento.

la contraddizione è sempre in agguato

giudizio: cinque avemarie e un paternoster.
Talvolta sono costretto a spiegare che non possiedo un televisore. Invariabilmente, il mio interlocutore con aria sorpresa mi rivolge subito la fatidica domanda, "perché?", per stabilire con certezza se io sia un mormone talebano che ha in odio la modernità e si nutre di sole bacche di ginepro. Assodato il fatto che non sono un neo-luddista, mi viene spiegato - è sempre così, mai una variante - che la programmazione è diventata tremenda, inguardabile, e che lui, l'interlocutore maschio o femmina del caso, senza dubbio la televisione la guarda davvero pochissimo. Il tutto detto con aria distaccata e severamente critica. Non si contano, poi, le motivazioni cadaunate per spiegare il possesso dell'arnese infernale, tra le quali vince per distacco la sporchissima scusa delle creature ("sai, è per i bambini, fosse per me...").
Vergogna, mettere in mezzo gli innocenti, seppur pestiferi. Usate il Ritalin, no?
L'excusatio non è petita ma mi viene regolarmente somministrata, senza eccezione. Senso di colpa? Frustrazione da dipendenza? Ritegno? No, solo mancanza di complici. Infatti, non appena gli astanti sono in numero maggiore di due, oltre a me, arriva implacabile il momento della conversazione televisiva, che si protrae sempre troppo a lungo per i miei gusti e senza troppe remore. Sareste stupiti a sapere, dall'esterno, quanto parlate di televisione e di persone a me ignote. E solo per parlarne male! La contraddizione aleggia nell'aere. Perché, dunque, perché?

mercoledì 19 settembre 2007

la carta igienica profumata

giudizio: per culi nariciuti?
Dovrebbe essere universalmente impossibile concepire una qualche giustificazione all'esistenza della carta igienica profumata. Vai in bagno: nella maggior parte dei bagni non c'è odore, o se c'è è quello di apposito deodorante. Ti siedi, fai quello che devi e alla fine dovresti contemplare - mentre la stai usando! - la profumata qualità della carta igienica piacevolmente odorosa. Qualche goccia di essenza profumata sul bordo del rotolo della tua "solita" carta (molto meno costosa, di maggior durata, e probabilmente ecologica) sortirebbe lo stesso effetto (comico solo a pensarlo).
Immagina il team di nasi esperti della sez. marketing, che deve profumare la carta da culo, e finalmente ha scelto (questo sì che è irresistibile):
- "Trovato, Presidente, è il profumo della camomilla!"
Una cosa commestibile, tra i milioni di profumi disponibili! Commestibileeee!!!
Certo però che quando hai ospiti fai una molto bella figura, se sfoggi la carta igienica profumata.
La Regina va in bagno, si incipria il naso e poi può pulirsi il culo con la cartacamomilla superluxe... Sono tempi duri, e forse dovremmo ambire a che la sala da bagno eliminasse semplicemente il concetto di cacca. Non solo la puzza, che come per l'arrosto, ti dice che altri sono già passati di lì.
Ma l'ideale sarebbe far scomparire direttamente il water, specie quando hai ospiti.
- "Veda, Cavaliere, come quella volta al G8, noi non siamo usi defecare..."

martedì 18 settembre 2007

angelina jolie

giudizio: alla fiera dell'est, per due soldi.
Non potendo sopravvolare sul suo neo-pauperismo terzomondista da attrice de olivùd, esecro questo shopping di bambini maltesi, neo-cingalesi, para-pilippini cui spesso si dedica, recandosi in qualche paese socialmente accettato e prelevando nani a più non posso. C'è gente che è invischiata nelle procedure di adozione da decenni e lei come fa? Forse perché è ambasciatrice ONU alla tratta dei bambini, chissà. E poi, diciamocelo: in privato dev'essere una seccamarroni di primissimo ordine.

lunedì 17 settembre 2007

repubblica.it corriere.it lastampa.it

giudizio: a rischio zero, come l'attrattività
I tre principali quotidiani italiani hanno ormai acquisito e rinforzato il "format" della comunicazione online in modo quasi definitivo e infattisembrano l'ombra di se stessi, inchiodati in una struttura sempre più autoreferenziale e vuota, da riempire di click a tutti costi... La struttura della pagina è ormai identica, le notizie si rincorrono di pochi minuti, e la ricerca dell'equilibrio genera hompage quasi identiche.

Il proliferare di foto erotiche. Troppa foga su Repubblica.it (poco meglio il corriere, si salva lastampa). Ce n'è proprio bisogno? Le trovo irritanti per chi si dedica ai contenuti del sito (parliamo dell'edizione online di un quotidiano d'informazione, non di un "qualsiasi portale"), e c'è il dubbio (see...) che la scusa di postare immagini "artistiche" di bravissimi fotografi (leggasi tette-e-culi) serva solo per aumentare il numero di contatti (e di conseguenza le entrate pubblicitarie). Vergogna, Repubblica.it!

Le similitudini nei dettagli. Troppo spesso sulle tre home page si trovano le stesse fotografie a corredo delle stesse notizie di non-attualità (ad es. tecnologia, l'onnipresente costume). Sembra quasi che il medesimo servizio venga "fornito" a più testate dallo stesso soggetto esterno. Possibile???

Ci sono ancora le differenze, ma sono sempre meno marcate. Che non sia meglio rincorrere altro, piuttosto che copiare anche i dettagli di chi è già identico a noi? Non stupisce che beppegrillo abbia tanto successo tra i poco (e)lettori...

fermate il mondo, devo scendere

giudizio: non tutti siamo enrico toti

Non ti renderai mai conto dell'utilità di una caviglia fintanto che non te la ritroverai gonfia come un melone e nera come una prugna, dopo che ti ci è saltato sopra un napoletano di 100 kg.
E vai a spiegare che sì, mi piacerebbe per il più del tempo stare sdraiato col piede in alto, in assoluto riposo, come consigliato dal medico. Ma non avendo moglie o compagna o infermierina o nubiane col ventaglio di piume che mi allevino dei lavori domestici, mi tocca zompettare su un piede solo per la casa nel tentativo di disbrigare le pur minime incombenze, domestiche e personali. Ciò ovviamente non potrà che dilatare i tempi di recupero. Tanto più che il mondo attorno non si ferma, e giacché tu sei pure menomato ti raggiunge ancor più in fretta. E più di una mezza domenica a sonnecchiare davanti allo sport televisivo non ti lascia.

mercoledì 12 settembre 2007

confezione latte intero coop

giudizio: ai magazzini GUM....
Bella ed efficace tutta la nuova grafica che da qualche anno veste tutti i prodotti Coop (ha vinto anche diversi premi). Belle tutte, tranne la confezione del Latte Intero, su cui campeggia la foto di una bambina che beve dal bicchierone, e che pare venga direttamente dagli anni 70 più bulgari a colori slavati. Completa il quadretto il bianco finto del latte nel bicchierone (scontornato pure maluccio), praticamente fosforescente rispetto al pallido viso della povera bevitrice.
Coraggio bambina latte coop, io ti voglio bene, ma spero che al grafico che ti ha creata fischino le orecchie ogni mattina, quando ti vedo, triste e sbiadita sul tavolo della cucina.

being clemente mastella

giudizio: due case in vicolo corto con prelazione
Stamattina mi son svegliato strano. Mangiando otto cornetti ho sentito me che dicevo: "il diritto di prelazione mi ha consentito di investire dei soldi anche per piccole metrature per i figli". Poi ho mangiato gli straccetti con grassoni che mi chiamavano "papà" in almeno 5 appartamenti diversi. Però ho scoperto di avere solo tre figli. Poi ho bevuto il caffé e fatto il riposino spostandomi in 26 vani più balconi e terrazzo su tre lati, due verande e, perfino, in un box auto molto scomodo. E' un incubo.
Sono prigioniero di un corpo pericoloso. Forse mio padre mi ucciderà tirandomi una mela, gliene sarei davvero grato. Prima che io mangi qualcuno. O, peggio, mangi me stesso.

 
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