giudizio: elogio della lentezza
E' incredibile rivedere come l'umanità immaginava il 2000 soli 25 anni prima (la serie debutta la 75). Non siamo andati a impiantare basi sulla luna e non abbiamo pistole laser, ma per il resto siamo andati molto più avanti... tranne che per le serie tv.
La cosa commovente è come è la realizzazione il telefilm (la produzione, la sceneggiatura, le scene). Allora sembravano davvero immagini dal futuro, e percepivi diversamente la lentezza dei dialoghi (i palinsesti duravano 8-10 ore, la tv andava ancora riempita), la qualità degli attori (Martin Landau), le stesse sequenze ripetute 2-3 volte a puntata, gli "esterni" fatti coi modellini e il fondo nero, le teorie scientifiche un po' raffazzonate, l'uso di "cose computerizzate" (computer enormi pieni di lucine, telecomandi tuttofare).
Tanta nostalgia per come eravamo e per quanto poco ci bastasse per sognare.
venerdì 21 settembre 2007
spazio 1999
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Pubblicato da gnappolo alle 15:50
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10 commenti:
E che dire del ritmo della narrazione? Io ho provato la sgradevole sensazione di sentirmi "vecchio" guardando la Trilogia con un diciottenne che trovava il tutto incredibilmente lento (un po' a dir la verità me ne sono accorto anch'io)e noioso (quello mai).
si, è proprio lontano anni luce... Io per un attimo mi sono anche sentito pensare "non è pèossibile che trovassimo affascinante questa roba", ma poi il bambino che è in me mi ha ucciso e ora finalmente comanda.
Bizzarra coincidenza, comunque, entrambi a guardare Spazio 1999 in questi giorni!
Se l'avessi recensito tu forse usciva meglio. Ma conoscendo i tuoi tempi... ;-)
Che sono poi quelli del telefilm in questione.
p.s. Da qualche parte devo avere ancora il modellino in metallo pressofuso dell'"Aquila"
Tra quello che pensavamo sarebbe successo e come pensavamo sarebbe successo e perchè pensavamo sarebbe successo (così), e quello che è poi veramente successo e come è successo e perchè è successo (così) ci sta una vertigine di roba che secondo me non basterebbe un'università con una caterva di docenti equamente divisi fra umanisti e scientifici.
bellissimo, ce l'ho pure io (sapessi dove), con il modulo centrali a gru per sollevare i bidoncini gialli, calamitati! Scambistinfanzia?
Solo recentemente ho realizzato di avere avuto alcuni incubi per qualche anno, da ragazzuolo, tra la fine dei Settanta e l'inizio degli Ottanta, la cui causa va ricercata in Spazio 1999 e in 2001 Odissea nello spazio (chiaro che uno rimandava all'altro). Il secondo lo mandavano in onda regolarmente a capodanno perché, data la lunghezza, "tirava" fino a quasi mezzanotte, e quindi capitava sotto le sgrinfie di nani teleutenti come me, non abilitati. Lì c'era Hal 9000 che mi ha dato alcune notti insonni. In Spazio 1999 c'era, invece, Landau e qualcuno con assurdi poteri mentali in grado di controllare la mente altrui e far fluttuare gli oggetti, cosa che inquietava me, tenero virgulto. A pensarci bene, mi inquieta ancora adesso...
2001...ancora faccio fatica a capirlo adesso. Ed effettivamente nella loro semplicità erano piuttosto inquietanti entrambi.
Di Spazio 1999 ricordo poi soprattutto che ero combattuto dal venerare le grazie dell'algida d.ssa Russel o della fascinosa aliena Maya
Nel pieno del concetto "ferrovia Napoli-Portici", ad Aosta c'è stato credo il primo ipermercato (la mitica CIDAC) con un sistema... non mi viene neanche da dire "informatizzato", piuttosto "da centro meccanografico", per le casse. A schede perforate!! Sugli scaffali per ogni prodotto ce n'era un pacchetto, grandi diciamo 10x15; ne prendevi una corrispondente ad ogni articolo che mettevi sul carrellone, e la sistemavi nell'apposito contenitore fissato al manubrio del carrello. La cassiera poi le dava da inghiottire ad un macchinone che all'interno supponevo farcito di spilloni destinati ai fori delle schede: e tot fori messi così volevano dire "dixan da 3 kg.", tot altri messi cosà "vasetto acciughe 100 gr.", e via andare. Qualcuno ha mai sentito parlare (dai suoi avi...) di qualcosa di analogo?
Comunque, più degli aspetti tecnologici, o del puro e semplice amarcord, a me continua ad intrippare lo scarto fra quel che s'immaginava e quel ch'è avvenuto (nella prassi, e più ancora in ambito ideativo e creativo, leggi letterario, artistico-figurativo, politico-sociale, psicanalitico -soprattutto in chiave proiettiva- e chi più ne ha, più ne metta...).
Il sistema della Cidac era lo stesso dei caselli autostradali, con quei "biglietti" di cartoncino, giallognoli, enormi, con la validatrice che faceva "sklunk"...
Da allora al telepass (passando dal biglietto magnetico tuttora in vigore) quante volte abbiamo già ridisegnato la nostra idea di futuro?
Da un certo momento in poi non sono stata più in grado di farmi una sia pur vaga idea nemmeno del presente. In questo momento scrivo sulla tastiera di un oggetto che per me praticamente è pura magia. Techne (sant'Umberto Galimberti docet) mi ha ormai persa per strada...
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