lunedì 17 settembre 2007

fermate il mondo, devo scendere

giudizio: non tutti siamo enrico toti

Non ti renderai mai conto dell'utilità di una caviglia fintanto che non te la ritroverai gonfia come un melone e nera come una prugna, dopo che ti ci è saltato sopra un napoletano di 100 kg.
E vai a spiegare che sì, mi piacerebbe per il più del tempo stare sdraiato col piede in alto, in assoluto riposo, come consigliato dal medico. Ma non avendo moglie o compagna o infermierina o nubiane col ventaglio di piume che mi allevino dei lavori domestici, mi tocca zompettare su un piede solo per la casa nel tentativo di disbrigare le pur minime incombenze, domestiche e personali. Ciò ovviamente non potrà che dilatare i tempi di recupero. Tanto più che il mondo attorno non si ferma, e giacché tu sei pure menomato ti raggiunge ancor più in fretta. E più di una mezza domenica a sonnecchiare davanti allo sport televisivo non ti lascia.

5 commenti:

trivigante ha detto...

altro che toti, qui si tratta di un caso di maroncelli evidentissimo...

Anonimo ha detto...

Tutta la mia comprensione, caro djenzio, ma primo: pensa se causa i 100 chili partenopei finivi anche per terra rompendoti, per dire, il becco dell'olécrano (va be', è solo il gomito, ma -1inf -1sup, sai che algebra esilarante diventava...).
E secondo: à ddiggèi! 'o vvuò sapè, ch'hann'inventato..??
'E STAMPELLE, DIGGE'!!!

trofimov ha detto...

cara siu,
quanto ad arti superiori, ho già dato
(spalla; due volte la mano; un paio di falangi). Sempre a destra. E non sono mancino. La doppietta ancora mi manca. Ma in effetti pensavo a quale privazione, temporanea, sia più disagevole...

p.s. stante la vastità della mia casa, ci metto di più a inforcare le stampelle, che urterebbero inevitabilmente con i prodotti ikea, che non a balzellonare privo
per andare dal giornalaio sono invece comode

Anonimo ha detto...

Effettivamente, caro djenzio, siamo portati a commisurare i problemi su noi stessi: nel mio caso (vetustà + forma atletica strepitosa!), credo che dopo circa due zompetti e mezzo - tre cadrei stremata; so quindi per certo che non sopravviverei mezz'ora senza le grucce (se poi consideriamo che il maggior numero d'incidenti avviene in casa già in condizioni bipedi...). Comunque, spalla, due volte la mano, un paio di falangi, e adesso la caviglia... a me più che toti o maroncelli il tuo caso evoca Amatore Sciesa: tiremm'innanz... fino a Lourdes!

Anonimo ha detto...

Forse non tutti sanno che:

Amatore Sciesa fu un patriota, di mestiere tappezziere, che nel 1850 entrò in contatto con i comitati clandestini repubblicani milanesi. Arrestato nella notte tra il 30 ed il 31 luglio 1851 mentre affiggeva manifesti insurrezionali in via Spadari (accusa falsa), venne condannato alla forca ma, per la mancanza del carnefice, subì la fucilazione. Mentre lo conducevano al luogo dell'esecuzione, fu fatto passare sotto casa sua sperando di indurlo, col pensiero della famiglia, a rivelare il nome dei complici e, in cambio, aver salva la vita. Il coraggioso operaio alle esortazioni dei suoi carnefici rispondeva (in dialetto): "Tiremm innanz". (Dagli atti del processo sembra che le parole realmente pronunciate siano state: "Mi soo nagott! Podi minga parlà, e parli no! Quel che è faa, è faa!" = "Non so niente! Non posso parlare e non parlo! Quello che è fatto è ormai fatto!")

 
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