sabato 5 gennaio 2008

iniezione di fiducia?

giudizio: perennemente sull'orlo di una crisi.
Napolitano è stato bravo, nel messaggio di fine anno: certe cose le ha dette senza nascondersi (iddio lo benedica quando parla del senso civico, ce ne vorrebbe a palate); in qualche altro caso ha cercato di spronare le residue forze agonizzanti del belpaese a tirare la carretta ancora un altro po'; ancora, poi, ha cercato di spiegare che no, non siamo un paese in crisi, siamo dinamici in sosta nella prigione del Monopoli, al momento, in attesa della carta "escidiprigione".
Insomma, ha fatto quello che un presidente della Repubblica dovrebbe fare nel messaggio di fine anno.
Mentre Napolitano ragionava di "sentimenti e ragioni di fiducia nell’Italia", di "fermenti positivi", di "mettere a frutto le potenzialità", di "rappresentanze dell’Italia più operosa e generosa", del "nuovo esprimersi della creatività italiana" (l'Italia è un bambino intelligente ma non si applica, il tenore è questo), mi è scappato l'occhio alle sue spalle: era seduto su una poltrona rivestita di velluto blu talmente liso da essere lucido ai fianchi, dove ci sono le spalle, si intravedeva leggermente anche l'imbottitura. Velluto velino, e di brutto. E lui diceva: "Perché il Quirinale, senza eguali al mondo, è – permettetemi di sottolinearlo – tra i luoghi più rappresentativi della storia e della creatività italiana". E io pensavo: "o questo è un nuovo - interessante - corso bulgaro della comunicazione istituzionale (e non è detto che non mi piaccia), o stavolta davvero davvero siamo fottuti". Da quel momento, non ho potuto fare a meno di pensare che lo sfondo fosse una scenografia, che Napolitano fosse in realtà in uno scantinato sgocciolante, che la telecamera fosse in autoplay, che il presidente fosse morto ormai da decenni, che non ci fosse nessuno a guardare la televisione, che nemmeno io, in realtà, fossi lì.
Poi, però, è venuto capodanno, ho fatto il pirla come tutti, ho tirato un cesso e uno SCUD dalla finestra sulla gente di sotto e tutto è tornato a posto. Buonanno a tuslemond, forse ce la faremo a prendere il diploma, a calci nel culo.

3 commenti:

siu ha detto...

Out- Meno male che c'è Trivigante, che mentre noi si sguizza di qua e di là, se e come ci pare e ci piace... carica sulle sue robuste spalle l'onere di fare il punto, doverosamente si potrebbe dire, a inizio d'anno. Come se il direttore del collegio ci avesse radunati tutti in palestra. Non è palloso. E' RASSICURANTE. Chapeau!

Around- Avendo (priva di TV) ascoltato il discorso alla radio, di liso ho visto solo gli stracci miei. Ma a questo punto non sono più del tutto sicura che sia stato esattamente un bene...

In- Finchè dalla finestra non ci vien voglia di buttarci noi: c'è lotta, e c'è speranza. Tener duro, tener duro, tener duro

gnappolo ha detto...

Condivido quanto scritto e commentato.
Io ho apprezzato molto la discontinuità rispetto al predecessore. Sia per realismo (le pezze al culo) sia per fermezza e Cose Importanti (sicurezza sul lavoro e politiva vs. Magistratura).
In secondo luogo una piccola cosa, che mi ha riempito di passione: chiamare i morti di Torino per nome. Non sarà il massimo, e sarò banale, ma anche questo accende.

trivigante ha detto...

Grazie a Siu, sempre gentile.
Concordo con Gnappolo, io mi ero dimenticato di sottolinearlo, sui morti della Krupp. E apprezzo Chiamparino che ha sospeso tutti i festeggiamenti natalizi a Torino. Ben fatto, non è sempre natale.

 
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