martedì 5 agosto 2008

Una giornata particolare

Giudizio: applauso

Gli ingredienti sono sempre gli stessi, il 2 agosto a Bologna, più o meno come ogni anno in altre sciagurate piazze italiane.

Se il 25 aprile finisce che piove quasi sempre, il 2 agosto c'è sempre caldo, un pesante caldo estivo, che toglie il respiro e fa grondare. E alla stazione continuano ad incrociarsi il popolo dei vacanzieri in transito, chi aspetta un parente, gli anziani persi in cerca del binario.

Il 2 agosto, a Bologna, arriva un momento che prende tutto questo e lo congela, ti tiene inchiodato lì, a nonvedere (ma proprio con i tuoi occhi) quello che è successo e che, sempre, lascia tutti nello stesso modo: soli.

Gli ingredienti sono sempre gli stessi: il caldo, chi transita, chi si appoggia alla bicicletta per chiacchierare un po', le bandiere, i “per non dimenticare” e i “perché non si ripeta”, il sindaco, i gonfaloni, il rappresentante di un governo poco amico (e relativi fischi, e mezza piazza che se ne va, compostissima, alle sue prime parole, una città che continua a muoversi intorno, gli occhi lucidi di qualcuno che ascolta chi era lì quel 2 agosto, la voce dei familiari, di chi ha continuato nonostante tutto, da solo.

Il 2 agosto a Bologna tutto questo viene congelato, nel trucido caldo del piazzale delle Medaglie d'oro, per un minuto. Silenzio.

Un silenzio vero, intenso, civico e profondo, il silenzio di una città, concentrato nel buco nero della Stazione di Bologna. Un minuto in cui succede che si sta fermi, e ci si stringe insieme. Chi da solo, chi in compagnia, chi in gruppo. Chi passa per di là si ferma, scende dalla bicicletta, si congela. Se qualcuno fa brusìo molti si sacrificano e assolvono al dovere di richiamare al silenzio, chiedendo il rispetto di quel vuoto.

In quel minuto annunciato dal fischio di una locomotiva, tutto si ferma, anche il battito cardiaco dei presenti. Affiorano ricordi, irrompono immagini terrificanti, provi odio per chi ha voluto questo minuto di silenzio, alle 10.25. Senti di tutto, dentro, in quel minuto: il botto, il silenzio che lo rende vero, le urla, le sirene, le grida dei soccorritori, chi chiede il silenzio per sentire (forse!) un respiro sotto le macerie, il suono del sangue che sgocciola dagli autobus usati come ambulanze, senti il sudore dei pompieri e di chi, dentro questo caldo, tira fuori chi non c'è più, lasciandoci il vuoto di un edificio scomparso.

Senti tutto, anche se non c'eri. È impossibile evitare 85 morti, il 2 agosto 1980, a Bologna, quando sei caduto dentro a questo silenzio.

Un minuto di silenzio, e quando finisce (fischio di locomotiva) capisci che tutti, intorno, ogni presente, ha vissuto quel minuto, l'ha passato come te, senza sentire più il caldo e rapito dalle stesse immagini. E allora, al sessantaseiesimo secondo si crolla, sotto il peso di un minuto di silenzio. E irrompe un applauso, L'Applauso. Enorme, stonato (applaudire chi? cosa?), lungo che non finisce più, umano e necessario, un applauso civile. Non si dovrebbe applaudire mai, si dice, ai funerali, ed è vero. Ma qui anche se fosse un funerale, lo senti diverso. Arriva come una liberazione inutile ma inevitabile. Non se ne va, quel minuto, non se ne esce mai per davvero.

Da quando ci sto, cerco di esserci sempre, in questo giorno, a Bologna.


3 commenti:

trivigante ha detto...

Grazie Gnappolo, sembrava davvero di esserci. Perché, anche se raccontato, quel minuto non se ne va mai per davvero. Grazie.

gnappolo ha detto...

Per chi lo cerca e non lo trova, e per chi non l'ha mai visto segnalo il bellissimo mediometraggio "Per non dimenticare" (Massimo Martelli 1992), su
http://www.arcoiris.tv/modules.php?id=295&name=Unique
E poi il trentasette, sempre su Arcoiris (che dio li benedica!)
http://www.arcoiris.tv/modules.php?name=Search&testo=trentasette&tipo=testo

siu ha detto...

Grazie.
Voglia di esserci. Prima durante e dopo quel minuto, che invade e dilata il cuore -quello di ciascuno come quello collettivo- meravigliosamente senza scampo.

 
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