giovedì 6 dicembre 2007

il peluche in automobile.

giudizio: siamo tutti persone meravigliose.
Se ne vedono di molti tipi, millepiedi, bruchi, tartarughe, asini, geki con le ventose, solitamente animali e solitamente (temo in modo vagamente conscio) associati all'idea di movimento pacifico e lento. Non a caso, i peluches appaiono per lo più in utilitarie tipo Clio, Panda, Corsa, difficilmente capita di vedere una fuoriserie con un peluche a bordo. I dadi gialli da gioco appesi allo specchietto rientrano, appunto, nella categoria oggetti appesi allo specchietto retrovisore (cd, arbre magique, santini e catenine, porcate varie), tutt'altra categoria ontologica rispetto al peluche appoggiato sul sedile posteriore o sul pianale sopra il bagagliaio. Il peluche a bordo, prerogativa maschile e femminile senza distinzioni, è il mezzo per espletare un'idea aberrante: rendere accogliente e personalizzato l'abitacolo di un'automobile. Essa è detta, appunto, "di serie" proprio perchè è oggetto replicato identico senza variazioni, gli stessi optionals sono variazioni identiche sul tema.
Quale idea strana dell'esistenza spinge una persona apparentemente sana a cercare di rendere la propria automobile un salottino caldo e accogliente? La bambola sopra il letto è cosa mostruosa, ma la camera da letto meglio si presta a questo genere di attitudine. E non è visibile ai più. L'automobile no.
Quando vedo un'auto con peluche annesso, ne traggo un'impressione di simpatia malata, mi viene in mente il Bagaglino (oh, audace gioco di parole!), mi vengono in mente spaghetti bolognaise mangiati nel porto di Lubecca, adulti obesi che si fanno riprendere mentre festeggiano il proprio compleanno con il cappellino a cono e lingua di menelik, cabarettisti stanchi senza voglia di vivere, pagliacci morti, orsetti decapitati, presidenti del consiglio che raccontano barzellette sull'aids. Sul serio.
La situazione più prossima a quella del peluche in macchina, per quanto mi viene in mente, sono i nanetti da giardino. Anch'essi esposti, hanno lo scopo di trasmettere un messaggio sul proprietario del giardino e della casa, nella quale - è evidente - regna l'armonia e la felicità. Finché la doppietta non esce dall'armadio.
Un'automobile è un posto in cui, normalmente, bisognerebbe cercare di stare il meno possibile. E dovrebbe restare, in un mondo sano, oltre che un luogo, un oggetto altro da sé, uno strumento, un mezzo (appunto), non l'ennesima estensione della propria creatività. Non richiesta.
Che imbarazzo, quando una persona adulta mi dà un passaggio in automobile e, con la coda dell'occhio, scorgo un'enorme rana sul sedile posteriore che sta lì e non gracida. Già vedo lo schianto in A4, macerie fumanti, olio sulla strada, rottami, vetri dappertutto e 'sta cazzo di rana in primo piano nelle fotografie sul giornale. Ci siamo smaltati, è vero, ma che persone simpatiche che eravamo. Vite spezzate è il termine tecnico.
No, grazie, passo, non voglio essere simpatico, non voglio essere amico di tutti, non voglio viaggiare con un peluche e, soprattutto, non voglio avere un'automobile che parli di me. Vietare.

6 commenti:

pazoozo ha detto...

Solo allo scopo di dare un contributo, direi che appartengono alla categoria anche i girasoli. Avete notato che ce ne sono parecchi sui pianali o sui cruscotti?
Un po' fuori genere, invece, sono i cappellini. Tipici dei pianali della auto guidate da giovani uomini, che mostrano la loro appartenenza alla marca della loro autoradio, piuttosto che a qualche squadra di calcio.
Questi li capisco ancora meno.

gnappolo ha detto...

Si, l'ho notato anche io.
Mi pare siano un po' diversi dal pelouche tradizionale, anche perchè compaiono spesso su newMini, newBeetle, Smart, ecc.
A guardfare la gente che guida i girasoli ho avuto un'impressione di newGioventù "sana", che conosce i valori "giusti".
Ovvero sapersi newdivertire, la discoteca "sana", i newVestiti "giusti", averci i soldi ma "giusti", la spalestra "giusta", la cocaina "sana"...

trofimov ha detto...

Dunque, vediamo un po'. E facciamo ammenda. Io in macchina ho un paio di peluche, ma piccoli e non esibiti (per un po' di tempo anche una rana che gracidava), un geco, un cappello di lana dimenticato da chissà quando. Epperfortuna non appendo niente allo specchietto, e nemmeno ho girasoli: l'unico vegetale è il muschio che mi cresce nelle canaline delle portiere.
Dulcis in fundo, ho pure un nano in giardino (Brontolo).
Speriamo che nelle smalto-fotografie, mi prendano dal mio profilo migliore.

siu ha detto...

Leggendo mi sono resa conto che da quando non ho più la macchina non faccio caso alle macchine -e relativi peluches- proprio come da quando non ho più la TV mi sembra di non sapere neanche più bene cosa sia. In compenso mi si è acceso un flash-back: un po' di anni fa, al corso di specializzazione (in handicap, e cosa sennò...) avevo una compagna, più giovane di me, che appena la vedevi (capelli, vestiario, ori e accessori, ma perfino la pelle, mi verrebbe da dire) ti chiedevi "e questa da dove viene...". Il prototipo, per capirci, di un certo tipo di casalinga poco acculturata e già nata demodé. L'avresti detta negoziante di alimentari, o di frutta e verdura; oppure barista di paese, del tipo: il buon gusto non so dove stia di casa, in compenso sono allegra e gioviale. Aveva una macchina, un' A 112, piena di peluches, cela va sans dire... ma talmente, patologicamente piena, che lei stessa era costretta a prendersi in giro. Quando ci dava un passaggio verso lontane ore di tirocinio era imbarazzante, perchè letteralmente non sapevi nè dove nè come sederti: comunque e ovunque avresti massacrato uno zoo comprendente esemplari di tutte le specie, le dimensioni e i colori, più una serie di oggetti del tutto improbabili, credo di ricordare fra gli altri una casetta e un orologio. Di peluche. Per non dire dei dubbi inquietanti che ti assalivano in merito alla sua visuale rispetto alla strada (finestrini e lunotto concepiti ovviamente come ulteriori e affollate peluches-postazioni).
Ebbene: costei si rivelò presto, e nei due anni abu ghraibiani si confermò, insegnante coi controcazzi e i superfiocchi. Curriculum qualificante, cultura generale notevole e professionale mostruosa, intelligenza acuta accompagnata da umiltà, curiosità, fine umorismo e autoironia...
Sarei portata a concludere che alcune perversioni ci destabilizzano, pur essendo del tutto innocue e ininfluenti, semplicemente perchè diverse dalle nostre. Un po' lapidaria? Mi sa di sì: ma è una lapide di peluche...

trivigante ha detto...

Cara Siu,
hai perfettamente ragione. Purtroppo però, se dovessi accettare in toto il tuo ragionamento (che, razionalmente, condivido), dovrei smettere di pensare che i proprietari di SUV son tutti stronzi, che gli avvocati sono tutti jene ignoranti, che i liberi professionisti evadono tutti le tasse allegramente, che i barbieri son tutti simpatici e i parrucchieri tutti gay, i ricchi di destra e i poveri di sinistra.
Non posso, non posso, mi causerebbe troppo dolore e confusione. Mi tocca, quindi, confermare l'avversione perpetua ai peluches in auto.

siu ha detto...

Non sarà per caso una pura e semplice questione matematica, caro Trivigante..? Vale a dire: la mia collega d'antan -intesa come prototipo del peluche in macchina trasferibile a qualsiasi altra categoria- altro non è che l'eccezione che conferma la regola.
Del resto anch'io, che come sappiamo tutti* sono di una perfezione ineguagliata, ho un difetto a conferma della sfilza infinita delle mie qualità: a volte mi piace ascoltare (e mi manda su di giri!) gli ABBA. C'è qualcuno che ha -sempre come eccezione che confermi la sua aurea regola, ovviamente- una perversione peggiore della mia?
Il concorso è aperto...
*Va be'... siu e dio. Pardon, ed io.

 
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