giovedì 18 ottobre 2007

per fortuna ci sono I gufi.

giudizio: ammazzarsi di lavoro.
Un libraio brontolone sempre e comunque, uno del terzo settore che ama fare rafting sulle sinapsi delle menti deboli o ciancicare le torte nelle pasticcerie di destra, un consulente ambientale (non ridete) che si dedica a generare invasioni di cavallette, accompagnati da una nobile donzella, si sono recati, un paio di settimane fa, a rendere omaggio a Giovanni Pesce, sepolto al Famedio pur fra qualche polemica.
All'ingresso, non ci aspettavamo di trovarlo di fianco al Manzoni, per carità, ma non lo abbiamo trovato. Salutato Munari e dopo avere chiesto lumi votivi, lo abbiamo finalmente trovato al piano inferiore, presumibilmente dietro a una lapide ancora priva di nome e di qualsiasi epitaffio.
Deposte le rose, scansato Don Giussani (dotato di vasti omaggi floreali e di numerose indicazioni per raggiungerlo) e salutato Gaber, che si trova lì vicino, ci avventuriamo per la visita alle tombe di famiglia sparse per il cimitero.
Anche se consapevoli di ciò che rappresentano, non siamo riusciti a sottrarci allo stridere tra la visita appena fatta e i fasti delle tombe di famiglia: tra chi si è concesso giusto una riproduzione a grandezza più che naturale dell'ultima cena, tra chi si fregia di sculture di Fontana e tra chi ha pensato bene di mantenersi ancora più rilassato e pulito con delle specie di cabine della doccia, rimaniamo stupefatti di come moltissimi si sentono in dovere di portarsi nella tomba il lavoro che hanno fatto in vita.
Siamo a Milano, che volete, qui si produce e, quindi, è bene che tutti sappiano che uno ha fatto l'avvocato o che è diventato cavaliere del lavoro. Bello stupirsi ancora di cose apparentemente ovvie.
A distanza di giorni, scrivendo ora, mi conforta pensare che a Milano, almeno, ci sono stati anche I gufi. E allora: "al cimiter è bello andar/con la ragazza sottobraccio a passeggiar/e sui cipressi le iniziali/scolpire dentro un cuor/e con due tombe per guanciali/felici far l'amor".

3 commenti:

trivigante ha detto...

All'ombra de' cabinedoccia e dentro l'urne
confortate di Campari è forse il sonno
della morte men duro?

Anonimo ha detto...

Come non rilevare che trivigante le medita a lungo, ma quando poi le depone... sono perfette!
A proposito, perchè quelle che si prendono al supermercato non facciano propio schifo ho appena saputo che il primo dei numeri stampigliati sull'ovetto deve essere 0, o al massimo 1 (rispettivamente: 1 gallina x 10 mq su terreno all'aperto alimentata con prodotti bio; e all'aperto, 1 gallina per 2,5 mq).
Non acquistare assolutamente uova codice 2 e 3!!! 2 = 7 galline x mq in capannoni privi di finestre, uso abituale di antibiotici. 3 = 25 galline x mq in posatoi da 15 cm x gallina - una scatola da scarpe per tutta la vita - uso massivo di antibiotici.
Praticamente strapazzate ante litteram.

trofimov ha detto...

Probabilmente, stante l'odierno precario mercato del lavoro, saremo costretti a cambiare ogni due/tre anni epitaffio.
Quanto a me, nella mia condizione attuale, il sepolcro potrebbe avere la forma di una grossa scatola, in marmo travertino però.

 
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