giovedì 16 ottobre 2008

I vicini di casa

giudizio: una torta avvelenata.
I vicini di casa sono, invariabilmente, dei rompicoglioni. Vuoi perché ascoltano musica etnica, o perché hanno orari balzani, o figli lamentosi, o automobili cafone, oppure perché fanno il bucato di notte o perché in casa stanno comodi con gli zoccoli olandesi. In pratica, perché esistono.
Secondo un ovvio principio di reciprocità, chiunque di noi è vicino di casa di qualcun altro, motivo per il quale chiunque di noi può essere ascritto alla categoria dei rompicoglioni. Perché a me piace ascoltare l'hard rock a tutto volume, cucinare molti quintali di cavolo e mettere la posta religiosa che ricevo nelle cassette altrui. Mi esprimo quasi liberamente, io non dò fastidio.
Non c'è scampo, da un punto di vista complessivo siamo tutti dei rompicoglioni, seppur con differenze non lievi. Nonostante alcune persone siano più che civili, l'eccessiva vicinanza crea danno: non sono certo che la visita iniziale con tanto di torta appena sfornata sia una dichiarazione di cortesia, quanto piuttosto una sarcastica dichiarazione di guerra futura. Prima o poi verrà l'assemblea condominiale. Visti dall'esterno, dunque, siamo una specie, tutta, che tende con una certa pervicacia a devastare l'ambiente circostante, persone incluse.
Soltanto in virtù di queste spiegazioni è possibile comprendere appieno l'iniziativa dell'Accademia russa di Scienze: poiché è stato scoperto di recente Gliese 581c, un pianeta molto simile alla Terra, sufficientemente vicino per essere considerato contiguo, dotato forse di aria e acqua, il professor Zaitsev - attenzione: a nome nostro - ha ben pensato di cominciare a inviare trasmissioni radioastronomiche in direzione dei Gliesiani, ammesso che esistano, informandoli delle nostre attività e caratteristiche più svariate, per esempio inviando immagini della campagna elettorale americana e spiegando che noi abbiamo un naso e il sedere tagliato in due. Le trasmissioni arriveranno a destinazione tra vent'anni e, secondo il tizio, si tratta di un «approccio democratico alle comunicazioni con gli extra terrestri».
Eccoci giunti, dunque, all'equivalente galattico della torta di buon vicinato: non invitati infestiamo il citofono, la cassetta di posta e il telefono dei nostri vicini, proponendo loro le nostre belle iniziative, facendogli vedere le foto dei figli e mostrando la nostra innegabile simpatia. Poiché loro non si fanno avanti, i timidoni (cito: «c’è sempre la possibilità che fra le varie presunte intelligenze extraterrestri prevalga un atteggiamento passivo, di preferire che per primi si espongano gli altri, piuttosto che manifestarsi subito»), noi siamo più disinvolti. E chi se ne frega se non potranno più ascoltare la loro radio preferita perché occuperemo le loro frequenze, non ci importa.
Siamo troppo simpatici, noi, per frenarci. Vicini di casa, appunto.

2 commenti:

gnappolo ha detto...

Non sono stato io a dire "L'unico vicino di casa buono è quello che ti apre quando hai finito lo zucchero", ma condivido abbastanza. Eppure c'è sempre un'eccezione che conferma la regola.
Il mio vicino di casa dirimpettaio è un piccolo uomo buono. Dalla sua casa non esce mai nulla di molesto, mi ha preso in simpatia ma è discreto. Qualche volta mi consegna un po' di pomodori o peperoni friggitelli del suo orto. Entrambi troppo discreti per chiederci seriamente dei reciproci favori, abbiamo un'intesa perfetta.
Ma come sempre, all'infuori del mondo incredibilmente perfetto del mio piccolo vicino c'è il caos, il Male puro, i normalissimi vicini di casa.
Per quanto riguarda i pianeti lontani, lo scienziato pazzo Gerard K. O'Neill ricordava che quando qualunque civiltà scopra che ne esiste una più evoluta smetterebbe di evolversi, in attesa di (improbabili) trasferimenti di conoscenza, con l'esito certo della sua scomparsa...

gnappolo ha detto...

oddio, ho scritto troppo in fretta e non ho riletto: scusate per l'italiano stentato!

 
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